Figli sottratti 10 anni fa per problemi abitativi, protesta davanti alla comunità di Biella
Nel 2007 invece del geometra il Comune aveva mandato l'assistente sociale e i figli erano stati allontanati.
CCDU: solo motivazioni psicologiche pretestuose e soggettive, la loro unica colpa è la povertà
Cernusco sul Naviglio . Ieri Maria Dolores e Gerolamo Rotta hanno iniziato un sit-in di protesta davanti alla casa famiglia in cui è ospitato uno dei loro figli. Chiedono di poter finalmente riavere con sé i due figli, dopo dieci anni di allontanamento coatto stabilito dal Tribunale dei minori di Milano. Nelle relazioni e nel decreto si legge che i bambini sono stati tolti con motivazioni soggettive quali “incuria e ipostimolazione”. In realtà tutto era nato dalla loro richiesta di trasferirsi in un’altra casa perché l'alloggio in cui in cui abitavano non era a norma.
Da quel giorno la famiglia è stata abbandonata a sé stessa. Anni dopo, i due figli maggiori, sentendosi inascoltati, sono scappati dalla comunità per tornare a casa. Anche in quel caso nessuno ha fatto nulla. Da allora vivono in famiglia, nel totale disinteresse delle istituzioni, e ora hanno compiuto la maggiore età; i due figli minori, invece, sono ancora lontani da casa nonostante la loro richiesta di tornare in famiglia.
La vicenda origina da un problema abitativo, ma una serie d’intoppi porta all’allontanamento dei figli. La famiglia viveva in un appartamento assegnato dal Comune, ma nel giugno del 2006 l’ASL segnalava che nell'abitazione era presente polvere d'amianto. Alla famiglia viene assegnato un altro alloggio, ma nel momento in cui si recano a prenderne possesso scoprono che è stato occupato abusivamente da altre persone. La famiglia viene rimandata temporaneamente nell'alloggio con l'amianto. In seguito il Comune trova un altro alloggio, ma anche questo non è idoneo (per via di un locale abusivo) e bisogna aspettare ancora la messa a norma.
Nel dubbio, il Comune ricorre alla minaccia, intimando alla famiglia di lasciare l'appartamento dove alloggia, altrimenti si sarebbe proceduto all'allontanamento dei bambini. La famiglia Rotta entra nel nuovo appartamento, (non è a norma, ma almeno non è pericoloso per la salute dei bambini), ma l’ispettore dichiara inidoneo il locale per sei persone.
Così, nell’attesa di un nuovo alloggio, i 4 figli vengono portati via: tre sono affidati a una comunità biellese, uno a una famiglia affidataria. Strappare dei bambini ai loro affetti per motivi economici e abitativi sarebbe illegale, e per uscire dall’impasse occorre un capolavoro di psicologia creativa: i genitori vengono dichiarati inadeguati a crescere i figli per “incuria e ipostimolazione”.
Diagnosi infinita
A causa di questa cosiddetta diagnosi, la sistemazione che doveva concludersi nel giro di pochi mesi si protrae fino all’infinito, e i bambini vengono dimenticati. Dal 2007, dopo il decreto di allontanamento, i bambini sembrano essere stati abbandonati a sé stessi e alle regole delle strutture in cui sono “detenuti”. I ragazzi lamentano maltrattamenti e chiedono di tornare a riabbracciare i genitori, ma nessuno sembra ascoltarli. Dieci lunghi anni sono passati inutilmente e la famiglia, stanca di aspettare, passa alle vie di fatto, affidandosi all’’avvocato Francesco Miraglia per tutelare il diritto dei minori alla propria famiglia, e valutare una possibile richiesta di risarcimento danni.
“Il giusto risarcimento alla famiglia non è sufficiente”
attacca Antonio Nigro del CCDU.
“Le persone che si sono occupate di questa vicenda devono essere sanzionate, ed è indispensabile una riforma della tutela minorile affinché ingiustizie come questa non debbano più verificarsi.
Le cosiddette diagnosi psichiatriche, a differenza di quelle mediche, non si fondano su riscontri oggettivi, e sono dunque caratterizzate da ampi margini di discrezionalità: la Procura e il Tribunale per i Minori non dovrebbero appiattirsi acriticamente su di esse. Servono indagini serie, basate su elementi fattuali e oggettivi.”