Interrogazione parlamentare sul caso della mamma di Padova
Dopo la recente denuncia della mamma di Padova che corre il rischio di vedersi strappare il figlio per affidarlo a una casa-famiglia se il bambino non inizia un percorso di avvicinamento al padre accusato di pedofilia, l’onorevole Angelo Alessandri ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente (n. 3-02617) al fine di fare luce sulla vicenda e sulla giustizia minorile. Nel caso di specie, nella perizia psichiatrica si ignorano flagrantemente le dichiarazioni del bambino e le prove oggettive. Infatti, nonostante un incidente probatorio richiesto dal Tribunale Penale di Padova dove sono emerse delle realtà raccapriccianti, nonostante ci siano altri bambini che accusano quest'uomo di molestie sessuali tra cui la figlia del fratello di costui, dalla perizia è stato escluso ogni riferimento al processo penale in corso, ignorando elementi oggettivi importantissimi.
E purtroppo non è l’unico caso. Si assiste purtroppo a una balcanizzazione della giustizia in cui da una parte prevalgono i fanatici della fantomatica PAS che negano qualsiasi evidenza contraria arrivando persino ad assegnare i bambini a padri violenti, aggressivi, abusanti nel nome di questa presunta malattia psichiatrica, mentre dall’altro lato ci sono alcune madri che ricorrono anche a denunce false, consigliate persino dagli avvocati e da alcune associazioni femministe estremiste, per impedire ai padri la frequentazione dei figli. Chi ci guadagna da questa conflittualità esasperata? Complessivamente si stima che il volume di affari sviluppato dalle comunità per minori ammonti a 2 miliardi di euro all’anno, che il ricavo per gli operatori della psicologia e psichiatria sia di 1 miliardo di euro e che il valore delle separazioni per l’avvocatura ammonti a 5 miliardi di euro.
Nel 2004 molti padri hanno esultato quando la Liguria ha assunto un provvedimento di indirizzo per i servizi sociali in cui nella classificazione delle forme di abuso era inclusa anche la alienazione parentale come abuso psicologico. Si credeva che questo avrebbe portato ad un miglioramento perché si riconosceva un fenomeno che esiste e che influenza centinaia di migliaia di coppie separate. Purtroppo i risultati non sono stati positivi, anzi questa regione detiene ora il primato delle sottrazioni con 5,2 minori su mille fuori famiglia rispetto a una media nazionale del 3,0 per mille. Perché? Questo provvedimento ha aperto le porte alle valutazioni soggettive ed opinabili di psichiatri, psicologi e assistenti sociali che spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, sottraendo i figli alla famiglia, collocandoli nelle comunità, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro.
Il problema nasce dai servizi sociali nel momento in cui prediligono e incoraggiano una valutazione soggettiva delle situazioni rispetto a una valutazione oggettiva fondata su fatti e prove tangibili. In seguito l’errore viene continuato e aggravato dalle perizie dato che in psichiatria e psicologia non ci sono certezze e che la discrezionalità e mancanza di oggettività è intrinseca nelle discipline stesse. E questi errori non vengono rilevati a causa del “modello inquisitorio” del Tribunale dei Minorenni in cui la figura del giudice e dell’accusatore si fondono in un unico soggetto. Proprio come succede, nella pratica, nel Tribunale dei Minorenni, istituito nel 1934 da un Regio Decreto. In questo tribunale il giudice affida agli assistenti sociali e ai periti il compito di indagare i fatti e poi giudica sulla base di questi accertamenti senza, di fatto, permettere alle parti di difendersi e di portare le loro prove. Il procedimento è governato dai principi della camera di consiglio, composta quest’ultima da due magistrati togati e da due onorari, laureati in psicologia o discipline affini, che oggi altro non produce che una accentuazione dell’onnipotenza del giudice minorile. La procedura della camera di consiglio seguita oggi dal Tribunale dei Minorenni lede i diritti costituzionali della difesa e del contraddittorio, di cui rispettivamente agli articoli 24, secondo comma, e 111, secondo comma, della Costituzione. Attualmente questa procedura nega i diritti costituzionali della difesa e del contraddittorio.
Ci auguriamo che quest’interrogazione contribuisca a velocizzare l’iter dei DDL vertenti su materie relative all'istituzione di sezioni specializzate per le controversie in materia di persone e di famiglia e di soppressione dei tribunali per i minorenni per cui il 22 maggio 2012 il Senato ha già approvato la richiesta di dichiarazione d'urgenza. Una riforma indispensabile per far cessare questi abusi nascosti sui nostri bambini.