Bambino costretto dalla psicologa a incontrare il padre accusato di pedofilia
Denunciate un'assistente sociale e una psicologa di Piazzola sul Brenta. Il bambino di Padova sarebbe stato costretto dalla psicologa e dai Servizi sociali a incontrare il padre che in passato avrebbe abusato di lui. L'uomo avrebbe molestato anche la sorellina.
Padova - Lo scorso 29 giugno, l'avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena, ha querelato una psicologa e un'assistente sociale del Consultorio di Piazzola sul Brenta (Padova) "a causa del loro comportamento lesivo, pregiudizievole e dannoso" verso il figlio della propria assistita, che è stato costretto a continuare a vedere il padre, malgrado sia stato appurato che quest'ultimo abbia abusato di lui. Inoltre ha richiesto che le due professioniste non si occupino più della vicenda.
Nel 2012 il bambino era stato ascoltato dal Giudice e il padre era stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale, ciononostante il Tribunale per i Minori di Venezia obbligava il bimbo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali di Cittadella.
Il minore si ribella manifestando più volte il suo dissenso, anche davanti agli operatori querelati, che non “riscontrano” il forte disagio del bambino che poteva essere rilevato anche dal cambiamento repentino della scrittura e dai problemi scolastici che erano venuti a crearsi. Invece "accusano" la donna di manipolare il figlio a suo favore.
Ancora più incredibile quanto prospettato alla madre:
Se il figlio non incontra il padre l’alternativa sarà l'allontanamento dalla famiglia.
Secondo l'avv. Miraglia è un fatto gravissimo:
L'allontanamento oramai viene usato come strumento di ricatto e di minaccia sotto l'indifferenza dell’autorità giudiziaria e dei nostri politici che come spesso accade predicano bene e razzolano male.
Il nostro comitato sostiene da anni che tramite valutazioni soggettive ed opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici.
Nel caso di specie, la psicologa che ha redatto la consulenza tecnica d’ufficio che ha spinto il tribunale a prendere una decisione talmente errata, è una “fanatica” della PAS (Sindrome da alienazione genitoriale, la “sindrome” che ha portato al caso di Cittadella per intenderci) che recentemente ha firmato il "Documento sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e al loro superamento" assieme ad altri psicologi e psichiatri. Professionisti che certamente non offrono gratuitamente le loro perizie e consulenze, anzi.
Ed è probabilmente l’impostazione “soggettiva di natura psicologica” decretata da questa consulente tecnica d’ufficio che ha portato i servizi ai comportamenti per cui ora sono stati querelati.
L’eccessivo appiattimento sulle perizie psichiatriche e psicologiche è alla base di tanti abusi ed errori, e recentemente è stato censurato dalla Corte di Cassazione, che proprio nel caso di Cittadella ha criticato il giudice di merito per aver basato il suo giudizio esclusivamente sulla valutazione psicologica/psichiatrica.
Le perizie psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di opinioni e non essere considerate direttamente come “accertamento della verità”.
Comprendiamo il dolore e la rabbia di tanti genitori che non vedono i figli a causa della condotta ostativa dell’altro partner, ma la soluzione non è sostenere una sindrome che ha causato e causa tanti danni dovuti a valutazioni soggettive e discrezionali di psicologi e psichiatri.
Invece dovrebbero chiedere l’approvazione del reato di impedimento doloso della cura filiale per mettere la parola fine alle diatribe scientifiche e tornare alle buone, vecchie, solide prove, al fine di accertare questo reato che – ricordiamolo – in altri paesi europei è già previsto come tale.
Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus