In onore di Giorgio Antonucci
Dopo una lunga malattia, ieri ci ha lasciato Giorgio Antonucci, paladino dei diritti umani e strenuo sostenitore di un approccio umano alla sofferenza mentale.
Medico, poeta, scrittore, psicanalista, ha lavorato per un breve periodo nell’ospedale psichiatrico di Gorizia, diretto da Franco Basaglia, per poi approdare all’ospedale psichiatrico “Lolli” di Imola dove, come raccontò a Dacia Maraini nel corso di un’intervista, “per prima cosa, chiese di lavorare nel reparto dei più pericolosi, i cosiddetti irrecuperabili”.
Antonucci non fece mai ricorso al Trattamento Sanitario Obbligatorio: abolì tutti i sistemi di contenzione fisica e l’uso di psicofarmaci, favorendo un approccio umano, fatto di compassione e comunicazione, e dimostrando al mondo intero la possibilità di affrontare la sofferenza mentale nel rispetto della dignità umana.
"Dopo tanti anni di letto, legate mani e piedi da cinture di pelle, la camicia di forza e qualche volta, come ho visto addosso a una contadina che aveva l’abitudine di sputare una specie di museruola di plastica che le chiudeva la bocca, si facevano tutto addosso, non volevano vestirsi, non camminavano. Non riuscivano neanche a mangiare—molte avevano i denti davanti spezzati sia per gli elettroshock che per l’uso dello scalpello quando si rifiutavano di aprire la bocca—avevano i muscoli atrofizzati. Era come fare rivivere dei morti".
Ha collaborato con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani. Il 26 febbraio 2005 ha ricevuto a Los Angeles il Premio Thomas Szasz per “Meriti eccezionali nella lotta contro lo stato terapeutico” e contemporaneamente un riconoscimento dell’assemblea legislativa della California consegnato dal membro del parlamento Paul Koretz. Nell’attestato c’è scritto “Grazie per essere un campione di diritti umani”.
Ogni anno, in collaborazione col CCDU, organizzava la consegna di un premio speciale - il Premio Antonucci - a persone che si fossero particolarmente distinte nella difesa dei pazienti psichiatrici. Proprio la settimana prossima, il 25 novembre, il premio verrà assegnato a Sergio Dalla Val, psicanalista, e Alessio Coppola, un filosofo che, assieme allo stesso Antonucci, diede vita nel 1991 al Telefono Viola, un’associazione che forniva strumenti culturali per difendersi da eventuali abusi psichiatrici, e dava informazioni sugli psicofarmaci e i loro effetti collaterali.
La critica di Giorgio Antonucci non si limitava alla denuncia della coercizione, ma trovava nei concetti stessi di malattia mentale e di “anormalità” la radice di tutti gli abusi. Giorgio se ne è andato, ma il suo esempio e le sue idee continueranno a illuminare il percorso di chiunque voglia impegnarsi per la difesa dei diritti umani nel campo della salute mentale.
Dacia Maraini "In che consiste questo metodo nuovo per quanto riguarda i cosiddetti malati psichici?"
Giorgio Antonucci: "Per me significa che i malati mentali non esistono, e la psichiatria va completamente eliminata."
da un’intervista del 1978