CCDU assolti - Lilium fallita

Periti in tribunale con la quinta elementare - come si può?

Si conclude così la complessa vicenda giudiziaria che premia la tenacia e persistenza del CCDU Onlus a tutela dei minori

Chieti. Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Con queste parole il giudice per le indagini preliminari ha cassato la richiesta del pubblico ministero di iniziare un processo contro alcuni membri del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus e l’allora consigliere comunale Gabriella Maffioletti, a seguito della denuncia presentata da Vittorio Lupinetti – in proprio e quale Presidente del Consiglio di Amministrazione Legale Rappresentante della Lilium – nel novembre del 2012. Mentre il CCDU, difeso dall’avvocato Pilerio Plastina del Foro di Milano, è stato assolto, apprendiamo invece che la Lilium è stata soggetta a procedura fallimentare, nello scorso mese di gennaio 2015.

Sulla Lilium, alla fine del 2012, proprio a seguito dei nostri esposti, era stato disposto un accertamento affidato ai NAS che, in sintesi, aveva riscontrato, come può leggersi nella loro informativa in atti, indizi di reità per i seguenti gravissimi reati:

  • esercizio di attività sanitaria senza autorizzazione (art. 110 C.P. e 193 T.U. LL.SS.);
  • falso ideologico (artt. 110-483 C.P.);
  • truffa in danno di Enti Pubblici (artt. 110-640, secondo comma, C.P.).

In buona sostanza, da questi accertamenti era risultato che la Lilium operava del tutto abusivamente perché, priva delle necessarie autorizzazioni sanitarie, aveva presentato documentazione ideologicamente falsa e, per l’effetto, frodava, incamerando cospicue rette, gli enti pubblici che mandavano i ragazzi perché venissero curati.

In seguito, come riferito dal quotidiano Il Centro nell’articolo del 7 gennaio 2014, veniva emessa un’ordinanza il 21 dicembre 2012 con la quale si intimava la cessazione dell'attività sanitaria esercitata in via Verdi. La Lilium presentava quindi ricorso che veniva respinto dal TAR. Come riferisce Il Centro:

“Nell’ottobre 2012 la ASL ha informato il Comune che la Lilium non è in possesso dell’autorizzazione sanitaria predefinitiva e le domande per ottenere quella definitiva non possono essere accolte. A sua volta la Regione ha chiarito che la società non era iscritta all’albo, dove compariva ancora la Cearpes. La Lilium, che risulterebbe in possesso solo di autorizzazioni per servizi alla persona, rilasciate dal Comune nel 2007, non potrebbe beneficiare delle norme sulle strutture sanitarie.”

Come facilmente riscontrabile sul sito www.fallimentichieti.com, la Lilium Scarl di Via Verdi 18 - 66020 - San Giovanni Teatino (CH), partita Iva 02081170694 è soggetta a procedura di fallimento dichiarata il 13/01/2015, numero 1/2015, con curatore l’avv. Maria Rita Arabella Tenaglia. Ricordiamo ai lettori che la LILIUM è una germinazione – stessa struttura, stesse persone – della Coop. CEARPES, fallita alcuni anni fa.

Giova descrivere dettagliatamente tutta la vicenda, per permettere ai lettori di comprenderla appieno.

L’11 ottobre 2012, Silvio De Fanti, vicepresidente del CCDU, Paolo Roat e Campidell Peter, membri del CCDU, e l’allora consigliere comunale Gabriella Maffioletti, avevano depositato in Procura un esposto che in seguito aveva dato luogo al procedimento oggi conclusosi positivamente per il CCDU e la Maffioletti.

Tutto era partito dal fatto che durante un tavolo informativo tenuto dalla ONLUS (CCDU) a Trento nel novembre 2011 sugli abusi di psicofarmaci sui minori, si era avvicinata una signora di Trento per segnalare la storia di suo nipote a Paolo Roat, membro del CCDU.

La signora ci informava che il nipote, sul quale esercitava potestà genitoriale era stato mandato, a motivo del suo carattere ribelle, con provvedimento del Tribunale per i minorenni, presso la Cooperativa LILIUM di San Giovanni Teatino. Recatisi, lei e il marito, a fargli visita, erano rimasti sconvolti da quanto avevano potuto vedere presso la LILIUM, tanto che avevano subito portato via il ragazzo. Purtroppo, continuava a raccontare la signora, il Tribunale per i Minorenni confermava il provvedimento di ricovero e sospendeva la loro potestà genitoriale. Poco dopo il nipote era scappato assieme ad altro ricoverato ed aveva fatto perdere le sue tracce per alcuni giorni, fino a quando non si era presentato assieme all’amico a casa sua a Padova. La nonna faceva presente di avere presentato dei reclami contro la LILIUM e che il soggiorno del nipote presso questa cooperativa aveva lasciato un segno indelebile nel ragazzo, come successivamente confermato dalla dottoressa che lo aveva preso in cura.

Nel gennaio del 2012 eravamo stati contattati da un’altra signora, mamma di una minore ricoverata presso la cooperativa LILIUM. La signora ci riferiva che durante questo ricovero la figlia era stata soggetta a molestie sessuali da parte di un infermiere. Inoltre, riferiva pure che nel marzo 2012, mentre ancora la figlia era presso la LILIUM, i medici di questa struttura le avevano somministrato la pillola del giorno dopo, poiché aveva avuto rapporti con altro ricoverato. Riferiva ancora che, non solo i responsabili della LILIUM erano a conoscenza del fatto, ma che in qualche modo erano stati consenzienti ed addirittura proclivi a favorirne gli incontri.

Tra il marzo e l’aprile 2012 ci sono giunte altre segnalazioni di ex ospiti della LILIUM, di allarmante gravità, secondo le quali presso questa struttura circolasse sia della vodka che della droga.

Nel luglio successivo , avevamo appreso che l’Avvocato Francesco Miraglia aveva depositato alla Procura di Chieti un esposto relativo proprio alla circolazione di droga e alcool nella comunità supportato da quanto dichiarato da un ex ospite al suo medico curante, il Dr. Paolo Cioni, psichiatra di Firenze. Il medico aveva appreso dal ragazzo che all’interno della LILIUM “ circolavano droga e alcool. ” Ed anche che “ Gli educatori ci portavano a comprarla al Parco Florida, vicino a Pescara ”; faceva anche il nome dell’operatore che aveva permesso a lui l’acquisto.

Ancora, il 4 luglio 2012 , il “ Messaggero Veneto ”, riportava notizia di un ragazzino di 13 anni di Udine picchiato dagli operatori, oltreché legato al letto per periodi di tempo molto lunghi. Contemporaneamente , venivamo quindi a conoscenza del fatto che la Coop. LILIUM altro non era che una germinazione – stessa struttura, stesse persone – della Coop. CEARPES, fallita a seguito del fatto che il Tribunale dei Minorenni di Pescara le aveva revocato tutti gli incarichi. Ulteriore articolo di allarme, dal titolo “ Pescara : abusi in comunità, minori legati a letto e violentati ” era apparso su Il Manifesto relativamente alla gestione CEARPES, come avevamo potuto reperire in internet. Queste notizie ci venivano confermate da quanto potevamo leggere in un articolo pubblicato sul periodico online “ Abruzzo24ore ”.

In seguito nel 2014 i dipendenti della cooperativa «Cearpes», tratti a giudizio per quanto avveniva nel loro centro, sono stati assolti dopo nove anni di indagini e processi. Come riferisce il quotidiano Il Centro nell’articolo del 18 gennaio 2014, la cooperativa:

“non era un lager dove quei ragazzi, venuti in Abruzzo anche da Bolzano e da tante altre parti d’Italia, ricoverati nel centro anche su ordine del giudice per i minori, venivano storditi con i farmaci, legati con le corde al letto, segregati e costretti a subire violenze psicologiche. O meglio: se ciò è davvero accaduto non c’erano altri modi di cura, non esistevano terapie d’urto alternative, se non quella dei farmaci e dei letti di contenzione . Quei 32 operatori, in poche parole, erano mossi da uno stato di necessità .” 

Qui vorremmo inserire una nota. Ricordiamo ai lettori che si parla diragazzi minorenni pesantemente sedati e legati ai letti.

Forse non ci sono riscontri penali, anche se dall’articolo prima richiamato che illustra l’assoluzione degli operatori, si capisce bene che questa è intervenuta grazie ad una scriminante costituita dallo stato di necessità. Ciò vuol dire che il giudice ha riconosciuto l’esistenza di un illecito penale, e solo dopo questo riconoscimento, ha applicato la causa di esenzione.

Tornando in argomento, ci permettiamo di dissentire sulla correttezza di certe procedure nei confronti di ragazzi di quell’età. Sfortunatamente ci sono alcuni psichiatri che concordano con questi trattamenti, a nostro avviso, invasivi e degradanti, sebbene strutture d’eccellenza come ad esempio la Casa Basaglia di Merano e molte altre, abbiano dimostrato definitivamente come non sia assolutamente necessario ricorrere alla contenzione neppure degli adulti. Inoltre nel 20% degli SPDC “a porte aperte” si dimostra quotidianamente che neppure la segregazione è necessaria. Ciò detto, pare proprio il caso di ripensare queste strutture psichiatriche ad alto contenimento per minori. E anche per gli adulti.

Tornando alla cronaca della vicenda, il 7 di agosto 2012 , l’Onorevole Rita Bernardini del Partito Democratico, assieme ad altri suoi cinque Colleghi, aveva presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro della Giustizia e a quello delle Politiche Sociali. In questo atto, venivano enunciate circostanze allarmanti relative alla Lilium e cioè:

  • che in data 30 luglio e 1° agosto 2012 la stampa riportava diverse segnalazioni aventi ad oggetto la cooperativa Lilium;
  • che alcuni siti di notizie online trentini e abruzzesi, TrentoToday, TrentinoLibero, ChietiToday, Abruzzo24ore e il quotidiano abruzzese Il Centro, pubblicavano la notizia che i gestori e gli amministratori della comunità in oggetto erano stati denunciati presso la Procura di Chieti;
  • che gli stessi media davano notizia di un’altra denuncia rivolta ai gestori e/o amministratori della cooperativa Lilium per avere omesso di denunciare una molestia sessuale praticata da un infermiere del Centro verso una ragazza minorenne ospite della comunità, pure essendone a conoscenza, poiché avevano invitato la ragazza a sporgere denuncia, cosa che la minore si era rifiutata di fare;
  • sempre i media riferiscono di altri abusi praticati nel Centro e in particolare veniva riportato di alcuni ospiti che avevano scritto di ragazzi e ragazze legati al letto e chiusi in stanza per ore ed ore, di problemi di sicurezza con ragazzi che si scambiavano psicofarmaci e di droghe circolanti nella struttura, infine, di condizioni insopportabili che spingevano i ragazzi a tentare la fuga;
  • che la Comunità Lilium era già salita all’onore delle cronache per un servizio del TGR Trentino Alto Adige di Rai 3 che dava conto della minore molestata dall’infermiere, di un ragazzino di soli 13 anni picchiato dagli operatori, di un ragazzo di 15 anni deceduto dopo solo cinque ore di permanenza nella comunità Lilium;
  • che la Commissione governativa per l’Infanzia e l’Adolescenza si era già occupata della struttura Lilium su denuncia dell’Associazione Pronto Soccorso Famiglie.

La gravità del contenuto della parte narrativa della ricordata interrogazione parlamentare, rende, a tutto tondo, il quadro dell’allarmante situazione che la Lilium aveva certamente creato in quel momento nel Paese.

Le numerose e autorevoli fonti di informazione che si erano occupate della vicenda, conferivano alla stessa quel carattere di marcata gravità e al contempo di concretezza, che la nostra associazione (CCDU) non poteva non riconoscerle. Trattandosi, poi, di questione relativa alla mission del CCDU, ci siamo attivati per dare il nostro contributo alla soluzione del problema. Certamente, come facciamo sempre, mantenendo il massimo grado di obiettività ed il buon profilo che ci caratterizza.

A seguito dell’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Bernardini ai Ministri competenti, sopra riassunta, la dirigenza della LILIUM, ci aveva rivolto l’invito a visitare la struttura, al chiaro scopo di uscire allo scoperto e tentare di convincerci che, contrariamente a tutto quanto appreso dai diretti interessati e da testate di riconosciuta autorevolezza e, per questo, divenuto di dominio pubblico, si trattasse di idoneo luogo di cura per adolescenti affetti da disturbi della personalità o da vere e proprie malattie mentali.

A seguito della nostra visita, avvenuta il 6 settembre 2012, con decisa obiettività, abbiamo semplicemente riportato quanto abbiamo potuto vedere direttamente. Gli allarmi dettagliatamente riportati, obiettivamente, per il loro numero e per la loro sostanza, già ci parevano fondati, non foss’altro, per la loro concordanza, erano confermati dalle impressioni, da non tecnici, che avevamo potuto avere dopo questa visita.

A distanza di circa un mese dalla ricognizione alla struttura di San Giovanni Teatino, abbiamo quindi organizzato una conferenza stampa in un noto albergo di Chieti, alla quale abbiamo invitato i rappresentanti della Lilium, che hanno ritenuto di non intervenire.

Al termine di queste attività, convinti quantomeno della supposta illiceità del fatto denunciato, come abbiamo visto fondata su elementi oggettivi anche a noi direttamente raccontati, ragionevolmente, abbiamo creduto nostro dovere informarne la Procura competente, di sicuro ben certi di non porre in essere un’attività calunniosa verso alcuno. Peraltro, non va trascurato il fatto che proprio a seguito di questi nostri esposti era partito l’accertamento affidato ai NAS di cui abbiamo dato conto sopra.

Oggi, siamo soddisfatti della decisione del giudice che pone fine a una vicenda paradossale in cui ci trovavamo ad essere imputati addirittura di calunnia, per aver semplicemente fatto il nostro dovere di denuncia a tutela di ragazzini minorenni e indifesi.

Ora, vorremo portare l’attenzione dei cittadini e dei legislatori su queste comunità psichiatriche ad alto contenimento. Riteniamo che debbano essere ripensate integralmente. Il solo pensiero che attualmente ci siano ragazzi chiusi a chiave in una struttura, pesantemente sedati e legati al letto da psichiatri che ritengono che “non ci siano altri modi di cura e che non esistono terapie d’urto alternative, se non quelle dei farmaci e dei letti di contenzione” ci fa rabbrividire. Purtroppo siamo a conoscenza di altre strutture in cui si utilizzano regolamenti e protocolli che a nostro avviso violano i diritti umani dei ragazzi. Noi ci battiamo perché non siano più tollerati, in una società che voglia avere i caratteri per definirsi, civile.

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