Se la tutela diventa ragnatela – la verità dietro ai trattamenti ‘volontari’
Secondo le statistiche ufficiali, in Italia si fanno circa diecimila TSO all’anno. Questa cifra, tuttavia, rappresenta una grossa sottostima per via di due fattori:
- La diffusa prassi della minaccia che il Padrino definirebbe “un’offerta che non si può rifiutare”: 'se non accetti il trattamento volontario ti facciamo il TSO'.
- Il ricorso a un amministratore di sostegno (ADS) che, a nome e per conto del diretto interessato, accetta il trattamento (che viene dunque registrato come ‘volontario’).
Le funzioni dell’ADS non sono normate dalla legge TSO (e dunque non sarebbe possibile modificarle all’interno di una riforma del TSO). Secondo il Ministero della Giustizia:
"L’amministratore di sostegno è una figura istituita per quelle persone che, per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Gli anziani e i disabili, ma anche gli alcolisti, i tossicodipendenti, le persone detenute, i malati terminali possono ottenere, anche in previsione di una propria eventuale futura incapacità, che il giudice tutelare nomini una persona che abbia cura della loro persona e del loro patrimonio."
Ci si aspetterebbe che una tale figura di tutela, trovandosi a dover prendere decisioni così importanti come l’accettazione per conto terzi di un ricovero e di cure a base di farmaci psicotropi in grado di alterare la mente, tenda a prendere decisioni analoghe a quelle che prenderebbe il diretto interessato se fosse in grado di provvedere ai propri interessi. Nella prassi quotidiana, l’operato dell’ADS supera spesso i limiti imposti dalla Costituzione e dagli accordi internazionali sui diritti dell’uomo, arrivando non solo a firmare l’accettazione del ricovero a nome della persona che dovrebbe tutelare, ma perfino a impedirgli di usare i propri soldi per pagare un avvocato.
L’associazione Radicale “Diritti alla Follia” ha promosso una campagna cui aderiscono varie associazioni, denominata “Se la tutela diventa ragnatela” con l’obiettivo di riformare la figura dell’ADS sul modello svedese dell’ombudsman. Il CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, plaude a questa iniziativa e intende apportarvi il proprio contributo propositivo e promozionale, perché aiutare non significa prevaricare.
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