La riforma del Trattamento Sanitario Obbligatorio non può più essere rinviata
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani torna a parlare di TSO in occasione del quattordicesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Casu, morto al termine di una contenzione ininterrotta durata sette lunghissimi giorni in un reparto di psichiatria a Cagliari. Il processo si concluse con un nulla di fatto perché non fu possibile determinare la causa del decesso: le sue parti anatomiche erano state fatte sparire, e sostituite con quelle di un altro uomo.
La teleconferenza è stata trasmessa in diretta sui canali social del CCDU. Dopo che il Presidente del CCDU, avv. Enrico Del Core, ha illustrato la legge e i principi del diritto che riguardano il TSO, ha preso la parola l’avvocato Michele Capano, rappresentante dell’Associazione Diritti alla Follia e membro del Consiglio Generale del Partito Radicale. Capano ha ricordato le battaglie radicali sul tema dei manicomi, lamentando come la riforma, approvata in fretta a furia per evitare il referendum sulla chiusura dei manicomi, non abbia prodotto il cambiamento auspicato da Basaglia: “Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo combattere una battaglia culturale per cambiare le idee: gli psichiatri, anche i sedicenti basagliani, hanno apertamente criticato il nostro progetto di riforma. Non vogliono telecamere, non vogliono le visite dei parenti, non vogliono l’intromissione di avvocati o associazioni nei loro reparti, e il motivo è semplice: non vogliono che si veda il desolante spettacolo di persone legate ai letti di contenzione, e sedate fino al punto di non poter articolare un pensiero o una frase compiuta.”
Per il dott. Roberto Cestari, medico e presidente onorario del CCDU, uno stato democratico dovrebbe avere la capacità di ammettere i propri errori e porvi rimedio: “Aspettiamo speranzosi l’esito della vicenda di Dario Musso, il rapper di Ravanusa sottoposto poche settimane fa a un TSO assai controverso, e ben documentato da un video diventato virale in rete. Le violazioni sono così eclatanti e ben documentate da non lasciare adito a dubbi. Se negheranno l’evidenza, significherà che non viviamo in una democrazia, ma in una dittatura.”