Sbolognato alla famiglia dopo essere stato rovinato
La mamma: dopo la comunità mio figlio è ingestibile; in struttura ha iniziato a far uso di sostanze e ha abbandonato la scuola. CCDU: le comunità psichiatriche ad alto contenimento vanno ripensate.
San Donato Milanese:
“Mio figlio è tornato a casa con numerosi ematomi. Qualcuno lo aveva picchiato.
Era totalmente fatto, ubriaco e in uno stato di forte alterazione, insomma in condizioni disastrose.
Abbiamo dovuto portarlo al pronto soccorso. Prima era un ragazzo difficile ma non faceva uso di sostanze e non fumava, avevamo alcune speranze di poterlo aiutare.
Ora siamo disperati: dopo l’intervento dei Servizi Sociali di San Donato Milanese e dei neuropsichiatri della UONPIA con il collocamento in comunità, nostro figlio è peggiorato.”
Queste le parole di una mamma di San Donato che alcuni anni fa si era rivolta al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) perché suo figlio era stato strappato alla famiglia e messo in una comunità psichiatrica ad alto contenimento contro la loro e la sua volontà .
Giorgio (nome di fantasia) è un ragazzo russo adottato. Anni fa è stato accolto con amore dalla famiglia assieme al fratello, anche lui adottato. La famiglia adottiva è sana e supera le rigide valutazioni del Tribunale. Quando i ragazzi entrano nella fase adolescenziale, nascono alcune problematiche tanto che intervengono i Servizi Sociali (la storia completa è descritta qui).
Secondo la famiglia l’intervento dei servizi è disastroso. I servizi invece assegnano tutte le colpe alla famiglia, e impediscono l’intervento dei professionisti che si occupavano dei ragazzi, subentrando in toto nella loro gestione e allontanandoli dalla famiglia. Il ragazzo più grande diventa maggiorenne e torna a casa, dove i genitori con un faticoso percorso di recupero riescono a rimettere insieme i cocci: ha ripreso gli studi, è stato promosso e sta andando bene. Giorgio invece continua ad essere seguito dai servizi e dalla UONPIA. Due anni fa si decide il collocamento in una comunità psichiatrica ad alto contenimento.
Mentre per gli assistenti sociali, i neuropsichiatri della UONPIA e gli operatori della comunità va tutto bene, per la mamma e per il papà, che conoscono Giorgio da anni, le cose stanno peggiorando inesorabilmente. Ma nessuno li ascolta.
Esasperati decidono di rivolgersi alla stampa; la storia viene ripresa dai media locali e nazionali e persino da una TV russa .
Il nostro Comitato si impegna in una campagna di sensibilizzazione e indice una sottoscrizione da presentare al Sindaco del Comune di San Donato Milanese, Andrea Checchi: a tutt’oggi, nonostante le numerose richieste, non ci ha ancora ricevuto.
La reazione delle autorità all’intervento della stampa e del Comitato è altalenante. In un primo momento abbandonano la famiglia , ma dopo alcuni mesi il ragazzo è miracolosamente guarito! Alleluia. Secondo i servizi va tutto bene e la famiglia viene informata della decisione di dimettere il ragazzo .
Secondo la mamma le cose non stanno proprio così:
“Prima della comunità non aveva mai fatto uso di sostanze, alcool e non aveva il vizio del fumo (più di 20 sigarette al giorno!): ha iniziato in comunità.
Giorgio è così diventato incontrollabile.
Quando tornava a casa non ci ascoltava più, usciva e non ci diceva dove andava. Dalle sue condizioni era chiaro che facesse uso di sostanze. Alcuni mesi fa, abbiamo deciso di denunciare tutto alla comunità.
Lo abbiamo fatto con la morte nel cuore perché questo poteva comportare un prolungamento della sua permanenza forzata in comunità.
Giorgio infatti è stato trovato positivo alle droghe. Ma ci dissero che lo avrebbero dimesso lo stesso.”
Il 3 maggio Giorgio è scappato dalla comunità e si è reso irreperibile. La mamma riesce a rintracciarlo ma lui non vuole tornare in comunità. Riesce a convincerlo a tornare a casa, almeno in famiglia sarà più al sicuro. Ora Giorgio è a casa da circa un mese e mezzo ed è intrattabile: esce quando vuole, non accetta rimproveri e la sua dipendenza dalle sostanze è evidente, beve. Messi di fronte alle evidenze i Servizi Sociali accettano la proposta fatta anni fa dal legale della famiglia Francesco Miraglia di farlo seguire da un professionista di fiducia:
“Quello che mi amareggia è l’arroganza e mancanza di umiltà dei servizi. Sostengono di aver fatto tutto bene: ma i fatti li smentiscono. Ora che le cose stanno andando male scaricano tutto su di noi.”
Secondo Davide Colonnello, referente milanese del CCDU:
“Le comunità psichiatriche ad alto contenimento sono un evidente fallimento. Questo non è il primo caso che ci viene segnalato.
Gli psichiatri e i professionisti coinvolti sostengono che il problema è causato dalla grave malattia dei ragazzi, dalla società consumistica moderna, dai geni malati dei ragazzi.
Rifiutano di ammettere l’evidenza: queste comunità e questi metodi non funzionano e vanno ripensati.
Del resto le rette per i ragazzi in questo tipo di comunità vanno dai 250 ai 400 euro AL GIORNO.
Forse è difficile rinunciare alla gallina dalle uova d’oro!”