Criminalità e psichiatria - una strana coppia
Gli psichiatri hanno la sfera di cristallo?
L’omicidio della ragazza di Lecce ha riportato prepotentemente alla ribalta il tema dei delitti commessi da cosiddetti squilibrati mentali. Il ragazzo che si è autodenunciato aveva subito recentemente tre TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) e la mamma della vittima lo aveva ripetutamente denunciato per comportamento violento. Qualcuno si chiede perché il ragazzo non sia stato fermato prima.
Nel film “Minority Report” si descrive un futuro in cui è possibile prevedere i reati e arrestare il (non ancora) colpevole prima del fatto; ma siamo davvero in grado di prevedere il comportamento umano, ed è lecito privare qualcuno della libertà personale in base a una diagnosi psichiatrica? Certo, il ragazzo aveva un carattere violento, e questo lo poteva capire chiunque (senza bisogno di una specializzazione in psichiatria) ma la domanda è un’altra.
Molti uomini, per esempio, guardano una bella ragazza per strada; magari si soffermano sulle sue gambe o altri particolari, ma di solito non la molestano e non le usano violenza. Gli psichiatri possono prevedere con certezza se e quando scatterà la molla? L’accento è sul sostantivo “certezza”: la libertà personale è il più importante dei diritti umani, e non può essere sospesa con un semplice sospetto.
In verità, come confermato dal celebre esperimento di Rosenhan, gli psichiatri non sanno decifrare il comportamento umano più di quanto non possa fare chiunque; tantomeno prevederlo. Le loro diagnosi non si basano su esami oggettivi (sangue, urine, TAC ecc.) e sono intrinsecamente caratterizzate da ampi margini di discrezionalità e arbitrarietà. Se questo è vero nella pratica clinica, lo è ancor di più in campo forense: nei tribunali, quando si tratta di comprendere il comportamento criminale, il perito dell’accusa e quello della difesa, chiamati a pronunciarsi sulla capacità d’intendere e di volere dell’imputato, giungono sempre a conclusioni diametralmente opposte.
Cure psichiatriche
Se lo psichiatra non può comprendere e prevedere il comportamento umano può almeno curarlo? L’episodio di Lecce ci offre uno spunto. Il ragazzo era stato sottoposto di recente a tre Trattamenti Sanitari Obbligatori, e qui l’accento è sulla parola “trattamento”. Se tre trattamenti successivi a distanza ravvicinata non risolvono il problema, sembrerebbe lecito dedurre che no, le cure psichiatriche non curino un granché.
Primum non nocere
Se le diagnosi psichiatriche sono opinabili e i trattamenti spesso non funzionano, ci domandiamo se le cure psichiatriche soddisfino almeno il primo criterio stabilito dal padre della medicina. La domanda non è retorica, e la risposta è sorprendente: anche soprassedendo sulle terapie più truculente (lobotomia, elettroshock ecc.) non si può fare a meno di notare l’imbarazzante legame tra l’uso di certi farmaci psichiatrici e il comportamento violento, suicida e omicida - legame ampiamente documentato dalla letteratura scientifica, e confermato da agenzie governative di farmacovigilanza in tutto il mondo.
Molti casi di cronaca nera, le cosiddette stragi della follia, sono state commesse da persone in cura con farmaci antidepressivi, antipsicotici, psicostimolanti o una qualche loro combinazione. Ci chiediamo dunque a quali “cure” sia stato sottoposto il fidanzato di Noemi e quali farmaci avesse in corpo il giorno in cui, secondo la sua stessa autodenuncia, commise il delitto. Il nostro appello è indirizzato ai parlamentari: cerchiamo un deputato o un senatore desideroso di presentare un’interrogazione al governo.