Coppia minacciata dall'operatore. Appello al Sindaco!

Bimbo mirino

Bari. Secondo quanto riferito dalla stampa, la coppia sarebbe stata minacciata da un operatore che avrebbe fatto perdere loro il figlio se non cambiavano avvocato.

Ecco il loro appello al Sindaco:

“Gentile Sindaco di Turi Dott. Domenico Coppi, Le chiediamo di intervenire per salvaguardare nostro figlio e la nostra famiglia dall'operatore che ci ha minacciati […].

Le chiediamo un incontro per permetterci di spiegare la situazione della nostra famiglia e per garantire a nostro figlio il diritto di crescere ed essere educato nella sua famiglia.

Ci risulta che nonostante questo gravissimo avvenimento l’operatore stia ancora lavorando con i bambini e le famiglie e comprenderà qual è ora la nostra fiducia nelle istituzioni.”

L’episodio sarebbe una ritorsione contro la decisione dell’avvocato di contestare in Tribunale alcune affermazioni incorrette nella sua relazione, in particolare in merito alla presenza o meno di una balaustra. La famiglia non si è lasciata intimidire, e l’avvocato della coppia, Francesco Miraglia, ha informato il Giudice, chiedendo che l’operatore e il servizio siano allontanati dal caso di questo bambino e di questa famiglia.

Il fatto assume un aspetto ancora più grottesco se si considera che l’allontanamento del bimbo dalla sua famiglia non era stato motivato da abusi o maltrattamenti, ma da una cosiddetta patologia psichiatrica della madre etichettata dallo psichiatra del Centro di Salute Mentale di avere una “personalità dai tratti patologici” (impulsività, aggressività estrema, incapacità di prendere decisioni e mantenerle, capacità manipolativa) che necessiterebbe di una “ristrutturazione cognitiva”.

Una diagnosi psichiatrica non è basata su alcun riscontro oggettivo (test di laboratorio, radiografia o altro) e non è nemmeno confermata da evidenze probatorie (casi di violenza documentati da testimonianze o referti di pronto soccorso). La mamma non aveva e non ha mai dato segni di pericolosità nei confronti del bambino eppure le era stato addirittura intimato di assumere psicofarmaci pena la perdita della responsabilità genitoriale. La mamma si era quindi rivolta al nostro Comitato.

Recentemente, dopo indagini approfondite, il Tribunale stava procedendo verso un rientro a casa del bambino con visite quotidiane dei genitori e crescenti rientri a casa, ma questo ricongiungimento rischiava di essere compromesso dalla controversa relazione dell’operatore. 

“Ci auguriamo che il Sindaco raccolga l’appello dei genitori.”

Dichiara Paolo Roat, Responsabile Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus. Che continua:

“Secondo l’articolo 23 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, esse hanno il diritto di decidere liberamente e responsabilmente riguardo al numero dei figli e all'intervallo tra le nascite e di avere accesso in modo appropriato secondo l’età, alle informazioni in materia di procreazione e pianificazione familiare, e siano forniti i mezzi necessari ad esercitare tali diritti.

Poche settimane fa, lo stesso Procuratore Generale della Cassazione Francesca Ceriani ha messo un freno a queste operazioni di «genetica familiare» affermando che anche i bambini dei mafiosi hanno il diritto di crescere in famiglia. In psichiatria ci sono ancora pregiudizi di natura eugenetica e in alcuni casi si tende a togliere il figlio di una mamma con disagi mentali invece di aiutare la famiglia.

Ci auguriamo che gli operatori e i professionisti che ancora accettano queste teorie disumane vengano o corretti o allontanati dal campo della tutela dei minori.”

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