Finalmente giustizia per i coniugi Camparini?
Reggio Emilia. Sono finalmente tornati a casa i coniugi Camparini che erano in carcere da sei mesi per aver sottratto la loro figlia dalla casa vacanze delle suore di Marina di Massa.
Lo ha deciso il Giudice Maria Cristina Failla dopo il lungo interrogatorio dei genitori, nella seconda udienza del processo.
L’avvocato Francesco Miraglia si è dichiarato soddisfatto della decisione che inverte un trend di ingiusto accanimento giudiziario verso due genitori che pur avendo sbagliato lo hanno fatto per amore della figlia e per difendere il suo diritto fondamentale e costituzionale a crescere nella propria famiglia.
Anche il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, che nel luglio del 2010, assieme ad altre associazioni di tutela dei minori, aveva manifestato la sua solidarietà ai coniugi Camparini davanti al Tribunale dei minorenni di Bologna, ha accolto positivamente la notizia.
Grazie al lavoro certosino dell’avvocato Miraglia che sta faticosamente ricostruendo i fatti, questa vicenda, che stava assumendo dei toni kafkiani, sta rientrando negli ambiti della giustizia normale. In realtà si è dimostrato che i genitori sono stati messi di fronte alla drammatica scelta di commettere un reato o di perdere per sempre la loro bambina. Infatti, in contrasto con le raccomandazioni dei Servizi Sociali di far rientrare la bambina in famiglia, il giudice aveva disposto il suo stato di adottabilità.
Come abbiamo già denunciato, quando si passa da una valutazione oggettiva dei fatti a un’analisi soggettiva, come nel caso delle perizie e relazioni di natura psicologica-psichiatrica, gli abusi sono inevitabili. Ma al fine di vincere la naturale incredulità dei lettori riportiamo alcune dichiarazioni della relazione dei Servizi Sociali:
“In ogni circostanza, dal momento dell’incontro e per tutto l’arco di tempo a disposizione, la piccola «..» quando incontrava i genitori manifestava la propria gioia con lunghi abbracci e sorrisi, gustandosi ogni attimo della loro presenza, delle loro attenzioni...
Le capacità della signora Gilda nel tenere viva la memoria e l’attenzione della figlia su relazioni e fatti che potrebbero riguardare il suo prossimo futuro sono, dal punto di vista educativo, più che adeguate sia nei modi che nei toni, visto che si propone continuamente in modo rassicurante e giocoso, mai banale.
... È presente una base dialogica asimmetrica che include nel suo svolgersi risposte appropriate tali da permettere, soprattutto nella madre, di coltivare e sostenere nelle poche ore a disposizione, un’immagine materna positiva e affettiva.
... Al dì là dì ogni considerazione su vicende legali passate o presenti che non competono il nostro Servizio, si ritiene utile evidenziare lo stato d’animo di «..», costretta a misurarsi con una realtà confusa, seppur tutelante, che la pone in un limbo di attesa rispetto al suo desiderio di poter tornare a vivere con i genitori.
... L’incertezza generata dallo stato esistenziale in cui si trova «..», incontra il conforto temporaneo dei genitori che obiettivamente fanno del loro meglio per attivare strategie di sopravvivenza psicologica funzionale alla compensazione di stati emotivi fragili, che comunque sono messi a dura prova quando la bambina vede e sente, come lei stessa racconta, all’interno della Comunità che i suoi compagni tornano a casa o in un’altra famiglia.”
Notiamo con piacere che la relazione di questi Servizi, pur non essendo totalmente scevra di valutazioni soggettive, si discosta dalle centinaia di relazioni “psicologicizzate” che abbiamo esaminato, prediligendo una descrizione oggettiva dei fatti osservati.
Com’è possibile dunque che in contrasto con queste valutazioni positive, il giudice disponga l’adozione della bambina?
Riteniamo che la risposta potrebbe trovarsi nella composizione del collegio giudicante del Tribunale dei minorenni.
La camera di consiglio è composta da due magistrati togati e da due onorari, un uomo e una donna, laureati in psicologia o discipline affini.
I giudici onorari infatti, siano essi psicologi, criminologi, sociologi o psichiatri, non sono gli ausiliari o consulenti dei giudici togati di cui questi si avvalgono, pur conservando la propria autonomia decisionale, per sopperire alla propria non conoscenza tecnica, e con il quale possano contro dedurre altrettanti esperti nominati dalle parti, ma sono coloro che, al contempo, sono giudici e pertanto deliberano il provvedimento, con una conseguente mera soggezione del genitore, e forse anche del giudice.
Oggi la procedura in camera di consiglio seguita dal Tribunale per i Minorenni lede pesantemente i diritti costituzionali della difesa e del contraddittorio dettati dalla Costituzione, nonostante la nostra carta costituzionale li codifichi quali principi primari inderogabili per ogni processo.
Fortunatamente qualcosa si sta muovendo verso una soluzione di questi abusi. Recentemente il Senatore Cristano De Eccher ha presentato un’interrogazione al Senato in cui afferma che:
“Sono sempre più frequenti i casi di minori che vengono allontanati dalle famiglie a seguito di provvedimenti giudiziari del Tribunale per i minorenni
... determinanti per le decisioni del Tribunale, assunte in assenza di contraddittorio, sono le perizie predisposte da psichiatri e psicologi dei servizi sociali sulla "capacità genitoriale"
... a giudizio dell'interrogante l'allontanamento di un minore dalla famiglia dovrebbe essere la soluzione estrema, salvi i casi di maltrattamenti o, peggio, di abusi”.
Attualmente il sistema si affida ciecamente a queste valutazioni e relazioni, sebbene sia noto che la psichiatria e la psicologia non sono discipline scientifiche. Per una vera soluzione del problema queste dovrebbero avere solo valore di opinioni e non essere considerate direttamente come “accertamento della verità” e un bambino dovrebbe essere sottratto solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili.
Silvio De Fanti
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus