Bimbo "orfano" di madre per una diagnosi psichiatrica
Il bambino vede la mamma poche ore al mese in base a valutazioni psicologiche di inadeguatezza genitoriale, senza alcuna prova di maltrattamenti. CCDU: la pratica barbara delle visite protette in regime da "carcere duro" rende, di fatto, i bambini orfani di genitori ancora vivi
Cremona. La disavventura di questa mamma e di suo figlio inizia nel 2009 . La mamma chiede aiuto ai servizi sociali per maltrattamenti fisici e psicologici subiti dall’ex compagno e convivente. Secondo lei, in alcune situazioni, anche il piccolo è a rischio per le percosse subite dal padre. La signora chiede aiuto anche per togliere il padre dall’abisso della tossicodipendenza.
I Servizi Sociali, naturalmente, portano la situazione all'attenzione del Tribunale per i minorenni.
Come spesso succede, inizia così un iter di colloqui con gli assistenti sociali, di relazioni psicologiche, e così via. Infatti, di solito le indagini sui bambini e sulle famiglie vengono affidate agli assistenti sociali, che si avvalgono poi di psicologi e psichiatri.
Non vengono quasi mai date a professionisti nel campo delle investigazioni come ad esempio carabinieri, ufficiali di polizia e ispettori.
Ne consegue che spesso le relazioni inviate al Tribunale non sono basate su fatti, testimonianze e prove certe: ma principalmente su colloqui e valutazioni soggettive.
Alla fine, i servizi propongono l’affidamento del bambino ai servizi sociali, con collocazione prevalente presso la madre e il Tribunale conferma questa scelta in un decreto. Questo fino al 26 settembre 2013.
Solitamente, nei casi di elevata conflittualità, mamma, papà e bambino sono sottoposti a ripetute valutazioni psicologiche.
Nell’ultima, gli operatori scrivono che la mamma è inadeguata come genitore: le si contesta l’eccessiva conflittualità con il padre e con i servizi, cosa che sarebbe di pregiudizio per il bambino. Nel successivo decreto, il Tribunale colloca il figlio dal padre dichiarando l’inadeguatezza della madre e affidando il bambino agli assistenti sociali.
La madre potrà avere solo delle visite controllate con il figlio. Sono tre anni che vede il bambino per poche ore al mese.
Dai dati in nostro possesso sembrerebbe che la decisione sia stata presa sulla sola base delle valutazioni psicologiche, senza una reale istruttoria: il Tribunale appare appiattito su queste relazioni, anche se la loro correttezza non sembra essere mai stata confermata da evidenze probanti (ascolto di testimoni, raccolta di prove certe e così via).
Purtroppo questa prassi sta diventando sempre più comune nei nostri tribunali minorili: la sentenza viene scritta col copia-incolla dalla perizia psichiatrica.
“Per condannare un bambino alla perdita della madre o del padre, servono prove certe di maltrattamenti, e una vera e propria istruttoria, mentre l’inadeguatezza genitoriale è una valutazione soggettiva. Non vogliamo entrare nel merito del conflitto tra padre e madre e della decisione di collocare il bambino dal padre"
Sostiene Antonio Nigro, Responsabile Tutela Minori per la Lombardia del CCDU Onlus, che continua:
"Denunciamo una punizione eccessiva inflitta a un bambino che, mentre prima viveva con la mamma, ora la può vedere poche ore al mese in una situazione di cattività.
Denunciamo anche che questo provvedimento così drammatico e invasivo è stato preso sulla sola valutazione di psichiatri e psicologi, in assenza di prove certe di maltrattamenti e incuria.
Non si può e non si deve rendere orfano un bambino della mamma e del papà solo perché sono litigiosi o per il loro carattere.
Questa esagerazione è il risultato di un approccio basato su teorie psichiatriche astratte, meccanicistiche, invasive e coercitive che, nei tribunali minorili, sempre più spesso hanno preso il posto del buon senso. Il bambino è stato, di fatto, reso orfano di una mamma ancora in vita in base a una diagnosi psichiatrica priva di riscontri oggettivi.”