Il dolore decisamente non è una malattia mentale
Quelli di noi che lavoravano presso la casa di cura Nanaimo erano scioccati a questo proposito: le revisioni proposte al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) che designa il dolore come una malattia mentale ci lascia perplessi, chiedendoci se, come esseri umani, abbiamo perso la nostra strada.
E anche se non sono una persona cinica, bisogna chiedersi chi c'è dietro questo tipo di passaggio alla "medicalizzazione" del dolore, chi più di chiunque altro ne trarrebbe il vantaggio maggiore?
Sia chiaro, il dolore non è un disturbo mentale. È una reazione naturale a un’esperienza che tutti dobbiamo affrontare molte volte durante il corso della nostra vita.
Alla casa di cura, sappiamo che ricevere il giusto supporto e avere qualcuno che ti rassicura che non stai "impazzendo" e che le emozioni e i sintomi fisici che si verificano sono normali fa una differenza enorme.
Ciò che mi ha turbato di più era una citazione del Dr. Allen Frances che è, di fatto, contro le modifiche al DSM ma che dice:
“Il DSM già permette la diagnosi di depressione maggiore, subito dopo una perdita se i sintomi di dolore sono gravi, quando il congiunto diventa incapace, suicida o psicotico.”
Nessuno nega i casi di psicosi, ma inabilità e ideazione suicida non sono infrequenti nelle persone che la casa di cura supporta nel loro dolore.
Alcune perdite sembrano semplicemente troppo difficili da superare, ma sappiamo che, quando la gente accede ai nostri servizi, la guarigione è possibile.
Mi ricordo di un signore che era pronto a finire i suoi giorni di vita subito dopo la morte di sua moglie. È venuto alla casa di cura sollecitato dall'infermiera dell'assistenza domiciliare, era sicuro che non potevamo aiutarlo. Dopo nove mesi di supporto ha inviato un biglietto firmato: "da un cliente riluttante: mi avete salvato la vita - grazie."
Un anno e mezzo dopo stava progettando le sue nozze con un'altra persona che aveva sofferto una perdita. Insieme hanno onorato e celebrato i ricordi dei rispettivi coniugi perduti, mentre allo stesso tempo costruivano una nuova vita insieme, piena di speranza e felicità.
Come ha detto una volta il Dr. Alan Wofelt "il dolore è il prezzo che paghiamo per amare profondamente". Noi concordiamo.
Il Daily News, 21 aprile 2011di Wendy Pratt