Fondi destinati a riformare la psichiatria usati per comprare dispositivi di contenzione e fare elettroshock
Il presidente dei ‘no restraint’: spesa non coerente con gli obiettivi
Nella prima metà di dicembre ilfattoquotidiano.it, ha pubblicato una serie di articoli a firma del reporter investigativo Ludovica Jona, riferendo episodi avvenuti nel Lazio, dove parte di 1,6 milioni di euro stanziati in ambito psichiatrico per il superamento della contenzione meccanica e l'avvio a percorsi di inclusione sociale per i pazienti in carico, sono stati invece utilizzati per l'acquisto di dispositivi di contenzione e relativi corsi di addestramento e perfino di un’apparecchiatura per elettroshock”, la più controversa tra le cure psichiatriche. Su questo utilizzo di denaro pubblico emergono alcuni dubbi ben fondati.
Elettroshock
Per rinfrescare la pessima reputazione dell’elettroshock, qualche tempo fa alcuni psichiatri ebbero l’idea di cambiargli nome: TEC (Terapia Elettroconvulsivante). Cambiò il nome ma non la sostanza. Quattrocento Joule di elettricità (circa l’energia con cui un peso di 7 kg cade da due piani) vengono scaricati nel cervello; un organo in cui i neuroni si scambiano segnali elettrici diverse migliaia di volte più piccoli. Non cambiano, soprattutto, i suoi devastanti effetti collaterali, la mancanza di una spiegazione scientifica del suo ‘funzionamento’ e i dubbi espressi da varie fonti universitarie circa la sua efficacia.
Secondo ilfattoquotidiano.it, Giovanni Rossi, ex direttore del dipartimento di Salute mentale di Mantova e presidente dell’associazione Club Spdc No-Restraint (che raggruppa i 24 reparti psichiatrici ospedalieri italiani impegnati a non legare i pazienti ai letti) ritiene che l’acquisto del macchinario non sia coerente con gli obiettivi dell’Intesa del 2022 – intesa soprattutto a superare la pratica della contenzione meccanica (restraint) ancora ampiamente in uso. Rossi fa inoltre notare le conclusioni dell’ultima revisione scientifica sull’efficacia della TEC, pubblicata nel 2019 sulla rivista Ethical Human Psychology and Psychiatry: “la qualità degli studi a supporto della Tec è metodologicamente debole e spesso influenzata da pregiudizi. I miglioramenti osservati sono modesti e di breve durata, mentre i rischi – in particolare quello di gravi deficit di memoria, ma anche quello, meno frequente, di morte – sono significativi”.
Il costo indicato del macchinario ammonta a 61mila euro Iva inclusa, cui va aggiunta la formazione del personale per il suo utilizzo. La rivista online avrebbe chiesto chiarimenti al Ministero della Salute che, al momento, attende il permesso della regione al rilascio delle informazioni.
12.000 contenzioni all’anno in Italia
Sempre secondo ilfattoquotidiano.it, parte di questi fondi sono stati usati addirittura per acquistare dispositivi di contenzione meccanica e corsi di addestramento, con tanto di esercitazioni pratiche, in cui s’insegna a legare i pazienti psichiatrici, quando invece erano stati pensati proprio per eliminare tale pratica, qualificata come dannosa dall'Oms.
La scrittrice Alice Banfi usa queste parole per la barbara e incivile pratica della contenzione, di cui ha purtroppo grande esperienza, per averlo subita molte volte nella sua vita nel corso dei ricoveri subiti.
“Una mano ti arriva da dietro con il braccio a stringere il collo, così non respiri e non puoi fare altro che mollare il corpo. Come provi a opporre resistenza senti il braccio che si stringe attorno al collo, diventi viola e devi mollare. Gli altri ti spingono sul letto, ti tengono, urlano e si coordinano per bloccarti il più velocemente possibile. E poi ti abbandonano lì”.
Desta particolare perplessità il corso: “Applicazione della contenzione meccanica: esercitazione pratica”, oltre a lezioni teoriche e pratiche di tecniche di base di “difesa personale in ambiente sanitario”. A supporto di questi corsi è stato realizzato “materiale didattico video per la corretta esecuzione della contenzione meccanica”. Il fatto quotidiano.it non ha potuto visionare il filmato perché è stato detto che sarebbe stato “rischioso” farlo girare online.
L’inchiesta prosegue per svelare altri dettagli sull’uso deviato di questi fondi. Con i fondi per il superamento della contenzione meccanica, l’Asl Roma 5 avrebbe anche finanziato “l’aggiornamento della delibera aziendale sulle procedure di contenzione meccanica”, il cui capitolo 6 è dedicato alle “buone prassi della contenzione meccanica” il cui allegato descrive le diverse possibili tipologie di contenzione: “Ai quattro arti” la più diffusa; “con kit completo di contenzione” per il fissaggio del paziente fissato al letto anche a livello del tronco, con fascia toracica (si avverte che comporta rischi per l’incolumità della persona). Vi è poi la “contenzione ai tre arti”, quella “ai due arti” “controindicata per il rischio di lesione delle parti vincolate” e perciò “finalizzata solo alla mobilizzazione e alle cure igieniche”. Ovviamente anche la contenzione a un arto è controindicata. Infine c’è la “contenzione con fascia per il tronco” (addominale, pubica o toracica) anche questa generalmente poco praticata perché il paziente “è a maggior rischio di lesioni secondarie alla contenzione e di cadute dal letto”.
Tramite accesso agli atti, il quotidiano online ha rilevato 12.000 contenzioni forzate all'anno nel Belpaese.
Maggiori dettagli sul sito ilfattoquotidiano.it.
Qui info sull’elettroshock: https://www.ccdu.org/tec/elettroshock
Qui info sulle linee guida ONU-OMS per la salute mentale: https://www.ccdu.org/linee-guida-onu-oms-salute-mentale