È ora di mettere davvero in pratica le idee di Basaglia
Parte la campagna per la riforma del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Presentata dai promotori (il Comitato Legittima Difesa) nel corso di una videoconferenza, la campagna va nella direzione voluta da Basaglia, di ridare dignità e libertà di scelta, fornendo altresì elementi di tutela. L’avvocato Michele Capano ha spiegato come, nonostante i vari approcci alla psichiatria organizzata, nessuna delle associazioni psichiatriche operanti in Italia abbia dimostrato interesse alla riforma o disponibilità a parlarne:
“Sembrano non accorgersi di quello che accade, e sono sorde alle nostre richieste di dialogo per una riforma. Eppure, ci sono ben due documenti internazionali che vanno nella direzione che noi chiediamo: la raccomandazione dell’Alto Commissariato ONU del 2006 sui diritti dei disabili, che è legge in Italia dal 2009, e le richieste del Comitato per la Prevenzione della Tortura. Il primo ha infatti analizzato la legislazione italiana in materia di TSO, concludendo che la legge attuale non tutela i diritti umani, mentre il secondo – un organismo del Consiglio d’Europa – in ben tre occasioni (nel 2004, 2008 e 2016) ha ispezionato diversi istituti psichiatrici ribadendo l’urgenza di una riforma garantista.”
Le anomalie riscontrate da queste due importanti istituzioni internazionali non riguardano l’aspetto terapeutico, ma quello del diritto, perché la Costituzione garantisce il diritto alla salute, ma anche quello alla libertà. Uno dei punti chiave della proposta di riforma riguarda proprio le modalità con cui viene richiesto e approvato. La richiesta di TSO non dovrebbe fare riferimento a una generica “alterazione psicofisica che necessita cure urgenti” (la formula di rito utilizzata oggi), ma esplicitare le concrete circostanze che giustifichino un atto così eccezionale come la sospensione della libertà. Essa deve essere notificata al diretto interessato, e il giudice tutelare non può limitarsi a una revisione formale dei documenti, ma deve incontrare la persona, se possibile recandosi nel reparto di psichiatria in cui si chiede di effettuare il ricovero coatto, e sentire le sue ragioni, in presenza di un avvocato difensore obbligatorio e gratuito, per valutare infine se ricorrano o meno le condizioni eccezionali per la sospensione di un diritto costituzionale.
“Nel caso di Andrea Soldi, morto a Torino durante un TSO, tutti i testimoni concordano che non c’era nessuna emergenza in atto. L’unica ‘emergenza’ consisteva nel volere a tutti i costi praticare una puntura che Soldi non voleva. É sufficiente rifiutare la puntura per incappare in un TSO, senza che ricorra alcun fatto concreto che, oggettivamente, giustifichi una tale misura” aggiunge Capano.
Giuseppe Bucalo, portavoce del Comitato Legittima Difesa, ha illustrato altri punti della proposta di riforma, cha vanno nella direzione richiesta dall’ONU e dal Consiglio d’Europa: il divieto di contenzione meccanica, il diritto a ricevere visite e usare un telefonino, la possibilità di accesso e ispezione da parte di organi di controllo, che dovrebbero anche poter incontrare i pazienti e sentire le loro eventuali lamentele (è recente la notizia di un divieto di accesso opposto in una struttura sarda al Garante Nazionale per le Persone Private della Libertà!) e l’obbligo di ripresa con telecamere, le cui immagini non possano essere usate dal personale di sorveglianza, ma siano esclusivamente a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Spiace constatare come queste misure di buon senso, completamente allineate con le indicazioni delle autorità internazionali, in Italia siano considerate eresie. Persino le organizzazioni psichiatriche più avanzate rifiutano: non vogliono interferenze da parte di avvocati e giudici, e l’attuale situazione, che è abnorme, viene percepita dalla psichiatria come normalità.
Il CCDU, Comitato del Cittadini per i Diritti Umani, sostiene la proposta di riforma del TSO del Comitato Legittima Difesa.