Suicidi e comportamenti ostili: E' allarme delle agenzie di controllo dei farmaci
Ultimamente è un susseguirsi di allarmi da parte della FDA nell'ambito degli effetti collaterali di farmaci usati in ambito psichiatrico.
ecentemente la Food and Drug Administration (FDA) statunitense, e a seguire la Health Canada hanno chiesto a 14 case farmaceutiche di riesaminare i dati in loro possesso, dopo che un avvocato ha denunciato 258 suicidi riusciti e 2.000 tentati, negli Usa, in relazione ad un solo farmaco; precedentemente la FDA ha previsto che sulle scatole di antidepressivi ci sia il seguente avvertimento:
"Due bambini su 100 che usano questi antidepressivi hanno più probabilità di pensare o commettere il suicidio da adulti, a causa dell'uso del farmaco".
Il tutto, dopo che uno studio della stessa FDA aveva evidenziato come bambini e adolescenti che assumono questi farmaci hanno il doppio di probabilità di manifestare comportamenti e pensieri che possono portare al suicidio.
Anche in Europa l' Emea, agenzia europea del farmaco, chiede più attenzione all'uso di antidepressivi nei giovani e giovanissimi, una commissione di esperti ha infatti concluso che sono associati a un aumento dei suicidi e dei comportamenti ostili dei giovani. ''La commissione - si legge in una nota dell'Agenzia - raccomanda di conseguenza avvertenze rigorose nell'intera Unione''.
Nonostante questi allarmi, la psichiatria continua nella campagna di promozione attraverso i media di sempre nuove scoperte dell'origine di "disturbi" mentali, decantando i successi delle terapie farmacologiche.
In Italia, hanno individuato nella fascia dell'infanzia e dell'adolescenza un mercato ancora vergine, quindi è iniziata una massiccia campagna che promuove disturbi mentali in crescita anche nei bambini. Sono in atto in diverse regioni progetti pilota, con operazioni di screening in singole scuole. Secondo queste indagini 10 bambini su 100 presenterebbero i sintomi del disagio mentale.
Per ottenere credibilità all'affermazione che certi comportamenti scorretti, siano dei disturbi mentali e in quanto tali siano quindi delle malattie, la psichiatria utilizza il DSM, manuale diagnostico per i disturbi mentali, una classificazione di categorie di sintomi, non di malattie e come afferma lo psichiatra Theodore Pearlman e molti suoi colleghi:
"Nel DSM-IV ci sono troppe diagnosi non suffragate da riscontri oggettivi o test biologici".
Il professore di medicina ad Harvard Joseph Glenmullen, afferma che:
"L'attuale DSM è un insieme di diagnosi: un menù di sintomi superficiali e affrettati...Qualsiasi tentativo di aiutare i pazienti a comprendere se stessi e determinare un cambiamento è vanificato dalla fretta di diagnosticare e trattare tali pazienti, così raramente lo psichiatra esegue test o fa diagnosi: consulta una lista preconfezionata di comportamenti e la diagnosi è già fatta. Non resta che prescrivere lo psicofarmaco miracoloso".