Strappato - veramente - alla mamma per un "possibile" rischio evolutivo

bimbo strapato

La Corte strappa un bambino alla mamma causando un trauma CERTO, per evitargli un “presunto” rischio evolutivo. Il bambino è stato sentito ma non realmente ascoltato.

Roma. La recente decisione della Corte di Appello di Roma di strappare un ragazzino alla mamma per collocarlo in una struttura perché non vuole vedere il padre, causerà un grave trauma al ragazzino perché verrebbe privato della sua figura di riferimento affettivo principale. Segnaliamo pertanto questa vicenda. Temiamo infatti che l’esecuzione di questo provvedimento rischi di violare pesantemente i diritti di Kristian (nome di fantasia).

Riteniamo sia stato violato il diritto all’ascolto del bambino in contrasto con le Convenzioni Internazionali, in particolare le recenti Osservazioni all’Italia del 28 febbraio 2019 da parte del Comitato dei Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite. Il ragazzino è stato “ascoltato” in data 11/1/2019, tuttavia il Decreto non riporta neppure le parole di Kristian, ma riferisce solo la valutazione del professionista secondo cui il ragazzo è “fortemente alleato con la figura materna, squalificante il padre con uso di eloquio adultizzato, riferente un vissuto stereotipato e ridondante, in adesione totale al pensiero materno e con ostinato rifiuto dell’altro genitore”.

Visto che nessuno ha voluto ascoltare le parole di Kristian, le riferiremo noi. Questa è la lettera che ha scritto al giudice:

“Non voglio vedere mio padre per delle violenze. Ovvero: mi ha chiuso al buio in una stanza piccolissima senza finestre, mi ha minacciato di mettermi il coltello alla gola, mi ha lasciato da solo la notte in un centro commerciale mentre lui andava con i suoi amici.” 

Il padre ha chiesto il:

“rigetto del reclamo (della madre) e proposto reclamo incidentale per chiedere il collocamento del minore in regime di piena residenzialità.”

Invitiamo i lettori e la Corte a valutare questa richiesta in relazione ai maltrattamenti raccontati da Kristian.
Si viola anche il diritto di Kristian agli affetti familiari e di conseguenza alla salute.

Strapparlo alla mamma, alla famiglia, agli amici e alla sua vita quotidiana causerà sicuramente un trauma a Kristian, da cui non sarà per lui facile riprendersi. Il provvedimento viene preso per evitare un rischio evolutivo futuro, solo presunto dalla psicologa che ha redatto la relazione tecnica circa quattro (4) anni fa. Alla ben nota mancanza di scientificità delle discipline psichiatriche e psicologiche si aggiunge che la valutazione risale a parecchi anni fa.

Eppure il Decreto si rifà pesantemente a questa vecchissima perizia riferendo del:

“eccessivo invischiamento e ruolo protettivo della madre, la precoce adultizzazione del figlio, indotto al convincimento che l’interazione con un genitore (la madre) dovesse determinare l’esclusione dell’altro e del di lui ramo familiare.”

Secondo i giudici:

 “le vicende pregresse avevano già allora offerto inequivocabili conferme del grave monito di rischio evolutivo del minore, espresso all’esito della consulenza tecnica.”

Secondo il tribunale:

“S’impone pertanto, quale unica misura idonea alla tutela del minore, l’allontanamento dal nucleo familiare materno e il collocamento in casa famiglia.”

In base al decreto, la madre verrebbe eliminata quasi totalmente dalla vita del figlio con:

“...incontri protetti tra madre e figlio con cadenza di una volta a settimana; alla madre è inibito il contatto telefonico con il figlio se non nelle modalità previste nella struttura di accoglienza, una volta a settimana.”

Kristian ha anche scritto:

“Non voglio andare in una casa famiglia e non vedere mamma, aiutatemi!”

Raccogliamo certamente l’appello di Kristian e non lasceremo nulla di intentato per difendere i suoi diritti. Inoltre, chiediamo alle autorità competenti di indagare sulle persone e professionisti che si sono occupate e si stanno occupando del piccolo Kristian per individuare eventuali responsabilità.

Questo caso dimostra ancora una volta che non è solo Bibbiano: è necessaria una radicale riforma della tutela minorile in Italia.
 

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