Padova: ragazza scappa dalla comunità. Non si sa dove sia
Aveva chiesto disperatamente di poter tornare a casa ma nessuno l'ha ascoltata. Appello della mamma affinché venga ritrovata.
Padova. Oggi una ragazzina, collocata presso una comunità di Padova ha fatto perdere le sue tracce. La mamma, seguita dall'avvocato Francesco Miraglia del foro di Roma, ci ha chiamato preoccupatissima:
"Sono disperata. Mia figlia non si trova e nessuno sa dov'è. Mi ha chiamato l'assistente sociale dicendo che Alice (nome di fantasia) è uscita da scuola alle 12:30 e non sanno dov'è. Io sono uscita prima dal lavoro perché sono a Vicenza per lavoro e sto tornando a casa. L'assistente sociale mi ha detto che verrà a casa con la Polizia per coordinare le ricerche. Vi prego aiutatemi."
Solo ieri avevamo segnalato la situazione di questa ragazza che da tempo implorava disperatamente di poter tornare a casa. In una sua poesia aveva scritto:
"I più forti segnati dal passato, legnati dai padroni, strappati troppo presto ai genitori ... ma nel mio mondo il finale è diverso: tornate a casa infami, questa volta l'accalappiacani ha perso."
Parole di tormento, ma anche di speranza. La ragazza era stata collocata coattivamente in una comunità contro la sua volontà. A nostro avviso si tratta di un abuso perché la decisione è stata presa sulla sola base di valutazioni psicologiche soggettive e in totale assenza di maltrattamenti, a causa del " peggioramento dei comportamenti oppositivi provocatori e una situazione di ingravescenza del quadro psicosociale " e perché la madre " appare disfunzionale e poco contenitiva ". E soprattutto è stata presa senza ascoltare la ragazza.
Dopo l'allontanamento coatto, nonostante la sofferenza della ragazza e la sua pressante richiesta di tornare a casa, nessuno l'ha ascoltata, in spregio alla Convenzione di New York sui diritti dei fanciulli. E ora questa ragazza, probabilmente stufa di aspettare, ha messo in pericolo la sua vita scappando. Ricordiamo che non è la prima volta che scappa. Era già scappata nel 2015.
La vicenda nasce molti anni fa quando la madre si separa dal marito violento. Infatti nel 2010 il padre viene condannato. La madre ha avuto il coraggio di denunciare l'ex compagno ed esce finalmente da una situazione di violenza famigliare, ma è provata da tale esperienza e necessita di aiuto e sostegno. I Servizi Sociali, invece di sostenere la madre e garantire il diritto della bambina agli affetti famigliari, decidono per un affidamento alla zia perché la madre è "inadeguata".
E forse proprio da questa separazione nasce il disagio di Alice che difatti nella sua poesia parla di cuccioli "strappati troppo presto ai genitori".
Alla fine del 2013 la zia riporta la bambina dai Servizi Sociali e rinuncia all'affidamento. Dopo un breve periodo presso la madre i servizi la collocano in comunità. Nessuno guarda alle esigenze della bambina, si osservano solo le carenze della mamma.
A nessuno viene in mente che con un aiuto adeguato si potrebbe garantire alla figlia il suo diritto all'amore della mamma. È probabile che l'interruzione di questo breve periodo di felicità e speranza abbia alimentato il disagio di Alice. Alice continua a implorare di tornare a casa e agli inizi del 2015 la psichiatra propone addirittura di sottoporre Alice a terapia farmacologica per sedare la ragazza che è sempre più ingestibile. Incredibilmente il Tribunale autorizza l'utilizzo degli psicofarmaci, ma fortunatamente, di fronte all'opposizione della mamma e della ragazza, il trattamento farmacologico obbligatorio non viene effettuato.
Alla fine del 2015 Alice, stanca di chiedere di tornare a casa, decide di trasferirsi dalla mamma e si rifiuta di tornare in comunità. Inizia un periodo felice per la famiglia. Sembra che finalmente le cose si stiano aggiustando. Infatti, nell'aprile del 2016, la relazione dei Servizi sociali ammette che Alice frequenta regolarmente la scuola e ha raggiunto una discreta performance. I Servizi, pur osservando che Alice ha variabilità umorali e comportamenti oppositivi provocatori, accettano un percorso con collocamento presso la madre, ma con la minaccia di riportarla in comunità in caso di non collaborazione.
Alice è una ragazzina adolescente con tutti i sogni e le speranze della sua età. Scrive poesie, le piace andare a cavallo e disegnare. Purtroppo Alice ha una storia pesante alle spalle e necessita di aiuto, ma ha bisogno di amore e comprensione non di coercizione.
Forse a causa delle tante ingiustizie subite, non tollera atteggiamenti coercitivi e arroganti. Non sopporta l'ultimo insegnante di sostegno. La sua insofferenza e comportamenti oppositivi aumentano. Non viene creduta quando dice che la colpa è dell'invadenza e dell'accanimento dell'insegnante di sostegno. Quindi, per l'ennesima volta, invece di ascoltare e aiutare Alice, nel luglio del 2016 si decide di strapparla nuovamente alla famiglia.
"Ho deciso di rivolgermi al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani e alla stampa, per essere aiutata a garantire a mia figlia un futuro felice e sereno nella sua famiglia." Ci diceva solo ieri la mamma. "In primavera avevamo molti progetti per il futuro ed eravamo felici. Tutto sembrava andare per il meglio. Purtroppo Alice non ha saputo affrontare con serenità le difficoltà che ha incontrato sulla sua strada. Ma invece di capirla e aiutarla, hanno deciso di segregarla in questa comunità che tra il resto è piena di ragazzi con problemi di tossicodipendenza e gravi disagi. Inoltre i locali sono sporchi e in disordine. Alice lì dentro sta malissimo. In quell'ambiente rischia di peggiorare. Lei soffre enormemente per la mancanza della sua mamma. Lo dice a tutti ma non la ascoltano. Aiutateci per favore!"
"Purtroppo non è il primo caso che ci viene segnalato." Sostiene Paolo Roat, Responsabile Nazionale Tutela Minori del CCDU Onlus. "In base alle valutazioni – per loro stessa natura soggettive e opinabili – di alcuni professionisti (in particolare gli psichiatri) indottrinati sul modello biologico della mente e incapaci di usare buon senso e umanità, migliaia di bambini in tutta Italia vengono strappati alle loro famiglie. Gran parte degli allontanamenti avvengono per la cosiddetta "incapacità genitoriale", in assenza di veri abusi e maltrattamenti. L'allontanamento dovrebbe essere l'extrema ratio, ma purtroppo non sempre è così: in certi casi bastano solo delle inadeguatezze o delle carenze educative. Anche in questo caso la madre non ha fatto nulla di male alla bambina ma semplicemente "appare disfunzionale e poco contenitiva". Invece di distruggere così gli affetti famigliari, si poteva aiutare la mamma a sostenere la figlia. Ci spaventa anche il ricorso agli psicofarmaci per questi bambini problematici e, cosa inimmaginabile fino a pochi anni fa, sono in aumento i casi in cui si ricorre alla forza e al tribunale per imporre coattivamente cure psichiatriche e farmacologiche su dei bambini. Ora c'è una ragazza in pericolo che forse con un po' più di ascolto e comprensione poteva essere aiutata."
Ci auguriamo che Alice venga trovata al più presto e che qualcuno decida di ascoltare le sue suppliche e di garantire i suoi diritti.