Gli Ormoni e la Depressione nelle donne
Gli estrogeni come cura per la depressione nelle donne – Gli Psichiatri si sono persi qualcosa?
Alcuni tipi di depressione femminile possono venire curati con efficacia tramite estrogeni, ma gli psichiatri non ne tengono conto, mettendo a rischio la salute delle donne.
La depressione è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini, e spesso si verifica nei momenti di fluttuazione ormonale.
Ciò accade particolarmente nella depressione premestruale, la depressione post parto e nell'ultima parte della fase perimenopausale, nella transizione menopausale.
Queste donne durante la gravidanza stanno bene e sono di buon umore ma, alcune settimane dopo il parto, può insorgere la depressione.
Molti studi clinici dimostrano come gli estrogeni transdermici (vengono assorbiti attraverso la cute) siano un modo efficace di cura per questa forma, meglio definita col termine "depressione riproduttiva".
Questo tipo di depressione non può essere diagnosticata misurando i livelli ormonali, che rientrano quasi sempre nella norma per ogni gruppo di età, ma da un attento studio sulla periodicità dei momenti depressivi e la loro relazione con il ciclo mestruale o il periodo post gravidanza.
Purtroppo gli psichiatri non utilizzano questo approccio alla depressione, e preferiscono invece prescrivere antidepressivi caratterizzati da dubbia efficacia a lungo termine e alto rischio di effetti collaterali gravi.
Smoller e i suoi colleghi hanno infatti documentato come questi farmaci facciano aumentare il rischio di ictus (45%), mortalità (32%), infarto (210%) e ictus emorragico (212%).
Gli psichiatri ignorano le cause ormonali della depressione, e non è affatto raro visitare una donna, (il 93% dei pazienti depressi o bipolari sono donne!) cui uno psichiatra aveva diagnosticato depressione o disturbo bipolare, e riabilitarla completamente con un adeguato trattamento ormonale.
Fonte articolo: http://www.studd.co.uk/depression.php
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani raccomanda: informarsi attentamente, non accettare facili diagnosi psichiatriche sia per se stessi che per i propri figli, richiedere accurate analisi mediche e avvalersi sempre di un medico se si decide di smettere di assumere terapie a base di psicofarmaci. Inoltre il cittadino ha il diritto di richiedere l'applicazione del consenso informato e i medici devono informare, secondo il codice di deontologia medica art. 33, 34 e 35.
I cittadini possono anche segnalare le reazioni avverse ai farmaci compilando l'apposito modulo e indirizzandolo al responsabile di farmacovigilanza della propria zona, come indicato dall'Agenzia Italiana del Farmaco.