Inaugurata a Padova la mostra sulla psichiatria. Aperta fino al 26 aprile
Inaugurata al pubblico nella bellissima cornice del Caffè Pedrocchi, cuore pulsante della città, la mostra itinerante che replica il museo della psichiatria di Los Angeles. La versione 2019 include un video dedicato alla situazione italiana. Al taglio del nastro hanno partecipato due dirigenti del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani e due ospiti d’onore, Ivano Spano, Docente di Sociologia dell’Università di Padova e Segretario Generale dell'Università Internazionale delle Nazioni Unite con sede a Roma, e Paolo Rossaro, medico.
Secondo il CCDU:
“Da noi prevale la leggenda della psichiatria buona, che avrebbe superato gli orrori raccontati in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Molti italiani, per esempio, credono che l’elettroshock sia stato abolito e la maggior parte, secondo un sondaggio GPF commissionato dal CCDU, ignora la mancanza di tutele giuridiche con cui vengono eseguiti i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO)”.
Attraverso una serie dei pannelli e audiovisivi, la mostra fa sorgere il dubbio che la legge 180 (chiusura dei manicomi e spostamento dell’attività psichiatrica negli ospedali - legge erroneamente attribuita a Basaglia) era forse un escamotage, inteso a cambiare tutto per non cambiare niente. Lo stesso Franco Basaglia, infatti, la criticò aspramente. In un’intervista, rilasciata al quotidiano La Stampa di Torino, ebbe modo di dire: “Non si deve credere di aver trovato la panacea a tutti i problemi della malattia mentale con il suo inserimento negli ospedali. La nuova legge cerca di omologare psichiatria e medicina, cioè il comportamento umano al corpo. È come omologare cani e banane.”
La mostra evidenzia come questa omologazione denunciata da Basaglia sia la fonte di tutti gli abusi - ciò che li giustifica tutti. Nessuno potrebbe prelevare con la forza un malcapitato, mettergli una camicia di forza, rinchiuderlo in una stanza e sedarlo, o legarlo a un letto di contenzione; nessuno potrebbe scaricare 400 volt di corrente nel suo cervello, nessuno potrebbe obbligarlo a ricevere iniezioni periodiche di potenti farmaci a lento rilascio, se questi atti non fossero mascherati come terapeutici. In barba al mito della psichiatria de noantri, in Italia vengono registrati poco più di 10.000 TSO all’anno. In realtà sono molti di più, perché la maggior parte dei trattamenti sanitari “volontari” sono di fatto eseguiti sotto minaccia di TSO: il Padrino la chiamerebbe “un’offerta che non si può rifiutare”. Uno dei pannelli reca le foto di una trentina di personaggi famosi morti mentre si trovano in cura, tra cui Hemingway e Marilyn Monroe, e anche in Italia, come riferito dalla stampa, in troppi casi ci scappa il morto.
Il percorso della mostra porta poi il visitatore a vedere come l’erronea classificazione della psichiatria tra le scienze mediche (la medicina non è propriamente una scienza ma, a differenza della psichiatria, basa le sue diagnosi su test oggettivi e ripetibili) non produca solo TSO, ma influenzi una serie di altri aspetti della vita quotidiana. Basandosi su valutazioni soggettive e opinabili, uno psichiatra ha infatti il potere d’influenzare la sentenza in un tribunale o, come ampiamente documentato dal CCDU negli ultimi anni, determinare l’allontanamento coatto di un bambino dalla sua famiglia d’origine.
Il percorso non può dirsi completo senza una sosta davanti all’audiovisivo che documenta il conflitto d’interessi tra psichiatria e l’industria farmaceutica multimiliardaria, e come la loro attrazione fatale abbia influenzato l’invenzione di alcuni degli oltre 360 disturbi mentali catalogati nel manuale psichiatrico.