Bambini strappati: Nessuna progettualità. CCDU: Manifesteremo!
Dopo un intervento così invasivo i bambini sono ancora “segregati” in una comunità ignota. Non potranno vedere i genitori né sentirli nemmeno al telefono fino a data da definirsi. Non sappiamo quando, e nemmeno se, andranno a scuola.
Venezia. Dopo l’incontro di ieri con i servizi sociali abbiamo deciso di indire una manifestazione davanti al Palazzo della Regione del Veneto. La manifestazione si terrà sabato 1° dicembre alle ore 10,30 in Fondamenta Santa Lucia 23 (vicino alla stazione ferroviaria). Faremo questa protesta per chiedere al Governatore Luca Zaia di intervenire urgentemente in difesa di questi bambini.
Questi due ragazzi sono stati strappati alla famiglia con la forza, ma a quanto pare senza nessuna progettualità. Nell’incontro odierno, ottenuto dalla madre dopo che nessuno si era fatto sentire da un mese, i Servizi non hanno saputo dare nessuna risposta concreta. Non le hanno detto dove si trovano i suoi figli e hanno detto che i ragazzi “stanno bene” e dormono e mangiano. Per ora non ci saranno né telefonate, né incontri, né hanno saputo dire loro quando potranno vedere o sentire i bambini. Dopo essere stati strappati in modo così traumatico non hanno potuto, ne potranno ricevere il conforto della famiglia. I genitori hanno consegnato una lettera da dare ai figli ma i Servizi hanno detto che valuteranno se dargliela o meno.
Un particolare inquietante è che i ragazzi al momento non vanno neppure a scuola. Ricordiamo che questo tragico allontanamento, che ha visto l’intervento di decine di operatori, tra assistenti sociali, vigili e forze dell’ordine (neanche fossero stati dei boss mafiosi) contro delle persone per bene, sarebbe stato fatto per garantire il diritto questi ragazzi all’istruzione.
L’unica risposta positiva è stata che i ragazzi non sono sottoposti a sedazione farmaceutica e che sono seguiti da un’equipe di specialisti. Ma i Servizi non hanno voluto rivelare i nomi degli specialisti né permettere alla famiglia di parlare con loro per essere tranquillizzati: potranno parlare con loro solo più avanti (non si sa quando) dopo che avranno fatto le loro valutazioni.
Sono tutte domande che porremo al Governatore Luca Zaia augurandoci che si attivi urgentemente per dare una risposta concreta e rispettosa dei diritti umani a questi bambini e a questa famiglia.
L’incontro è stato registrato e la registrazione completa dell’incontro sarà inviata all’avvocato della famiglia, Francesco Miraglia, per qualsiasi valutazione di natura legale. Ma questa manifestazione è solo la prima di una serie di azioni che il nostro comitato intende fare per difendere questi bambini e tutti i bambini del Veneto dalle persone che promuovono o condonano questi interventi coercitivi.
Ricordiamo che questa non è l’unica vicenda occorsa nella nostra Regione. Alcuni anni fa un bambino di Cittadella è stato portato via con la forza dalle forze dell’ordine - prelevato e trascinato via mentre piangeva e urlava. Di questo fatto hanno parlato tutti i giornali, ma non tutti sanno che due anni fa a Padova una ragazzina è stata allontanata dalla madre mediante un Trattamento Sanitario Obbligatorio deciso a tavolino (abbiamo la documentazione che lo prova) e mandata in una comunità in alta montagna in Val d’Aosta. Alcuni mesi prima, un ragazzino della Provincia di Padova era stato minacciato di Trattamento Sanitario Obbligatorio perché ritenuto troppo effeminato. Allontanamento che poi non si è verificato per l’intervento provvidenziale della Corte di Appello. A Vicenza circa tre anni fa tre bambini sono stati strappati alla famiglia. Anche qui con la presenza di assistenti sociali, vigili e forze dell’ordine per tre poveri bambini. In seguito l’allontanamento si è dimostrato errato e ora i bambini sono a casa con i genitori, ma non potranno mai cancellare questo trauma. E questi sono solo i casi mediatici, ma non sono gli unici.
Il denominatore comune di questi allontanamenti drammatici e invasivi, alla base di questi allontanamenti di bambini, TUTTI VENETI, non stranieri, c'è un sistema d'infiltrazione psichiatrica nella società, che porta una serie di professionisti (assistenti sociali, operatori, psicologi, maestri, ecc.) a effettuare valutazioni psicologiche senza fondamento scientifico. Professionisti a loro malgrado indottrinati da una certa psichiatria coercitiva e organicista. Sono dei veri e propri trattamenti sanitari obbligatori mascherati: spesso infatti questi ragazzi devono essere sedati con potenti psicofarmaci.