Ancona: scappa dalla comunità, ora potrà restare a casa

Ragazzo

Tolto per maltrattamenti poi dimostrati infondati, non lo mandavano a casa perché "dice bugie". Ora potrà restare a casa. CCDU: ribadiamo la necessità di un'inchiesta per capire le responsabilità.

Ancona. È finalmente arrivato il decreto del Tribunale per i minorenni di Ancona sul ragazzo di Macerata di 16 anni scappato dalla comunità in cui era rinchiuso da quasi tre anni. Il tribunale ha decretato che:

"Per l'effetto, valutata l'età del minore, il venir meno del suo atteggiamento collaborativo verso gli operatori della struttura e dei Servizi nonché il programmato di riavvicinamento del predetto alla famiglia d'origine, risulti opportuno procedere olla revoca del disposto collocamento del minore in Comunità;"

Ponendo finalmente fine a tre anni di sofferenza per lui e i suoi genitori e parenti.

La famiglia è finalmente serena e riunita ed ha fatto pervenire una nota al CCDU: "

Salve, avete fatto davvero molto per noi. Non sappiamo proprio come ringraziarvi. Riavere a casa Enea (nome di fantasia) è una cosa ancora da non credere... Immagino i casi più problematici, e mi vengono i brividi a pensare le sofferenze che provocano...

Purtroppo come società, siamo sommersi dal lavoro, ma non si può rimanere indifferenti davanti a questo sistema [...].

Il problema è che è molto difficile spiegarlo a chi non è mai entrato in esso, perché non riesce proprio ad immaginare quello che riescono a fare questi [...]."

Alcuni anni fa il ragazzo fu sottratto alla famiglia e affidato a una comunità in seguito ad accuse di maltrattamento. In seguito le accuse decadono ma il ragazzo non torna a casa perché è bugiardo. Le sue ripetute richieste di tornare in famiglia vengono ignorate e, incredibilmente la famiglia non riesce nemmeno a incontrare il figlio per circa due anni. In seguito, inizia un regime di visite "da carcere duro" con incontri protetti di poche ore al mese.

"Com'è possibile che si perpetuino delle ingiustizie come queste?

Comprendiamo parzialmente l'iniziale allontanamento per presunti maltrattamenti, ma quando le accuse sono cadute perché non riportare il bambino in famiglia?

L'allontanamento dovrebbe essere l'estrema ratio, ma succede che i diritti dei bambini vengano violati per effetto di perizie e valutazioni psichiatriche e psicologiche soggettive.

La giustizia minorile è stata male influenzata da certi psichiatri e psicologi e da alcune teorie nocive, prive di buon senso e umanità."

Dichiara Paolo Roat, responsabile nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus, che continua:

"Queste teorie sono alla base di moltissime violazioni dei diritti dei bambini. La soluzione è allontanare psichiatri e psicologi dai tribunali.

Le loro perizie dovrebbero essere considerate come semplici opinioni, atte a disporre un'indagine volta all'ottenimento di prove inoppugnabili, ma non dovrebbero avere, di per sé, valore probatorio.

È ingiusto strappare un bambino ai suoi affetti per motivi così futili."

Finalmente il Tribunale è intervenuto per garantire giustizia e serenità a questo ragazzo. Riaffermiamo la necessità di un'indagine da parte delle autorità competenti per individuare e correggere qualsiasi responsabilità da parte dei funzionari coinvolti.

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