Psichiatria: Maggiore promozione delle malattie mentali e aumento dei consumi di psicofarmaci
È di questi giorni la notizia che per tutto il mese di marzo e sino alla fine di aprile in diverse città della Penisola farà tappa un tour denominato «In viaggio: al centro della mente», organizzato da Clinical Forum sotto l'egida della Società Italiana di Psichiatria al fine di “far conoscere” al pubblico attraverso dibattiti ed incontri con “specialisti” le svariate problematiche legate al mondo della malattia mentale.
Alcuni recenti studi che accompagnano questa iniziativa sottolineano come nelle grandi aree metropolitane, quali quelle di Roma, Milano e Genova, esisterebbe un “rischio psicosi” aumentato del 30% rispetto ai dati nazionali: ciononostante, secondo una ricerca svolta sul solo territorio milanese, meno della metà di chi necessiterebbe di “trattamenti” si cura. Quindi si vuole curare anche i rimanenti 11/19 mila abitanti.
Sembrerebbe questa, di primo acchito, un’iniziativa lodevole, al pari di altre simili rivolte alla sensibilizzazione verso gravi malattie quali, ad esempio, la sclerosi multipla, la distrofia muscolare o il cancro al seno. Ma se riguardo a queste ultime da decenni la ricerca ha compiuto passi da gigante, permettendo una diagnosi precoce e un trattamento medico efficace che ha portato ad un effettivo miglioramento delle condizioni di vita di molti pazienti, questo non può certamente essere affermato per il campo della psichiatria ove, a tutt’oggi, sembrano prevalere più le“opinioni”rispetto ai dati e ai fondamenti scientifici.
Le varie polemiche riguardo alla prossima edizione e pubblicazione del DSM – V (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la “bibbia” della psichiatria tradizionale, sembrano confermare questa ipotesi: è recente la notizia che la task-force preposta alla redazione ed all’estensione del testo voglia escludere le diagnosi di alcuni “disturbi della personalità”, come quelli paranoide, istrionico, narcisistico e dipendente. Tale esclusione sembra dettata più da interessi economici ed ideologici, piuttosto che da reali esigenze scientifiche. Difatti tali disturbi non sono facilmente “medicalizzabili” e non richiedono alcun trattamento farmacologico, risultando quindi essere poco… remunerativi.
Si resta però basiti da quanto sia semplicistico lasciare al libero arbitrio introdurre e/o rimuovere dagli elenchi “ufficiali” delle discipline psichiatriche, “malattie” e “disturbi mentali” sulla base di mere opinioni, in quanto non esistono ad oggi test oggettivi e scientifici che ne comprovino la reale esistenza. Tra tutti i testi di natura medica, il DSM è l’unico che viene compilato e redatto tramite votazione (!) riguardo all’inserimento o all’esclusione di presunti “disturbi”.
Nessun immunologo si sognerebbe di togliere dai testi di medicina malattie quali la varicella o l'epatite che hanno evidenti indicatori fisici riscontrabili da semplici analisi ematiche!
Quindi perché si vogliono promuovere le potenziali malattie mentali e il fatto di “curarle”? Perché invece c'è molta poca informazione riguardo gli effetti di molti dei farmaci impiegati per “curare” i così detti disturbi psichiatrici?
Secondo il rapporto dell'Osservatorio dell'impiego dei medicinali 2010 (OsMed), gli antipsicotici hanno avuto un incremento della spesa del 5,2% e gli antidepressivi di nuova generazione (SSRI) sono i farmaci a maggior prescrizione del gruppo del sistema nervoso centrale, con un incremento sia di quantità prescritte (+2,6%) sia di spesa (+2,3%). Da un'analisi delle banche dati relative alle prescrizioni farmaceutiche delle 22 ASL italiane, dal 2003 al 2008 gli antipsicotici sono passati da 556.114 a 877.403 pezzi/anno, e il consumo in questi sei anni è più che raddoppiato.
Per quanto riguarda gli antidepressivi vi sono studi su questi farmaci che hanno portato a dubbi e discussioni che abbondano anche sulla loro sicurezza, soprattutto nella popolazione più giovane, dato il rischio di idee suicidarie. (Vedi Dichiarazione EMEA a piè pagina)
Che le case farmaceutiche c'entrino qualcosa in tutto ciò?
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani consiglia di informarsi attentamente prima di accettare facili diagnosi psichiatriche e richiedere analisi mediche approfondite, di far riferimento per tutelarsi alla seguente documentazione: “Informazione e consenso all'atto medico” del Comitato nazionale di bioetica - 20 giugno 1992 e, dal Codice deontologico dei Medici italiani, l'Art. 33 - Informazione al cittadino e, dello stesso codice, gli articoli 27, 6, e 18.
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Dichiarazione EMEA antidepressivi bambini e adolescenti.pdf | 29.63 KB |