Suicidi e omicidi in aumento: l'arma del delitto è una pillola?
Ogni dieci giorni in Italia si compie un suicidio o un omicidio, con un considerevole aumento rispetto al 2000. E’ quanto rileva l’Eures, che da anni si occupa di ricerche economiche e sociali. Che cosa c’è all’origine della rapida impennata? Secondo il rapporto il 15,8 per cento degli autori avevano turbe psichiche. Ma basta dare un’occhiata agli articoli di cronaca nera per rendersi conto che una percentuale ben più alta ha fatto uso di psicofarmaci. La depressione viene spesso considerata la causa scatenante, ma in questo modo si perdono di vista alcuni importanti fattori che di solito accompagnano queste stragi: molti depressi non arrivano mai nemmeno a pensare di suicidarsi fino a che non si sottopongono a terapia con psicofarmaci (http://www.eures.it/upload/1248944827.pdf).
Qui di seguito alcuni dei casi recentemente successi in Italia. Tutti facevano uso di psicofarmaci o erano sotto trattamento psichiatrico.
- A Milano, R. A., 56 anni, colto da un raptus getta la zia dalla finestra e viene subito arrestato. Faceva uso di psicofarmaci.
- Davanti all’Ospedale di Prato, A. H., una rom di 22 anni,accoltella un uomo di 72 anni. Secondo l’avvocato difensore era in cura con psicofarmaci.A Reggio Emilia un uomo uccide moglie, due figli e tenta il suicidio. Era in trattamento presso una struttura psichiatrica locale.
- Uccide la madre con oltre 60 coltellate, poi si siede su una sedia e la guarda morire. L'uomo era in cura in un centro di igiene mentale a Bergamo.
- Marcella strangola il figlio di 4 anni, era in cura presso il Cps (Centro Psico-sociale) di Parabiago.
- La moglie, M. G. F., 49 anni, postina, si uccide a colpi di coltello, e il marito, G. D., 48, si strangola con un cavo elettrico. L’uomo era da tempo in cura.
- Un giovane di 30 anni, colpisce con numerose coltellate la madre, di 63, e dopo si suicida, utilizzando la stessa arma. Accade a Trani, l'uomo era in cura presso il servizio di igiene mentale
- M. C., di 33 anni, in cura psichiatrica, uccide il padre S. di 66. Lo massacra di botte, tanto da sfondargli parte della faccia.
Sin dall’inizio degli anni 90 la nostra associazione ha diffuso vari comunicati stampa, che avvertivano dei pericoli legati alla assunzione dei nuovi antidepressivi (SSRI).
Nel febbraio del 1990, l’articolo “Insorgenza di intensi pensieri suicidi durante il trattamento con fluoxetina”, nell’American Journal of Psychiatry evidenziava che l’assunzione di SSRI può indurre pensieri e tentativi suicidari anche in coloro che prima non avevano tali idee ed intenzioni. Questi pensieri spariscono a distanza di due o tre mesi dalla sospensione della terapia.
L’identico fenomeno veniva descritto dal “Journal of the American Accademy of Child and Adolescent Psychiatry”, nell’articolo “Insorgenza di fenomeni autodistruttivi in bambini e adolescenti durante il trattamento con fluoxetina” del marzo 1991.
Alcuni pazienti hanno affermato: "Gli SSRI mi avevano reso capace di commettere il suicidio con successo". Da notare che le persone coinvolte nello studio scientifico non solo svilupparono idee di suicidio, ma in diversi casi tentarono di commetterlo con modalità tali da cercare di evitare ogni tentativo di salvarli.
Alcuni acquistarono o si procurarono armi da fuoco. Altri si sono dichiarati perseguitati da idee suicidiarie e di strage così intense e violente che togliere e togliersi la vita sembrava essere l'unico modo di farle cessare.
Questi effetti descritti si manifesterebbero in una percentuale di pazienti che assumono SSRI che può variare dal 1,3 al 7,5 %.
La correlazione tra assunzione di SSRI e comparsa di idee suicide intense e violente in persone che mai prima avevano avuto tali pensieri; la scomparsa di tali ideazioni dopo la sospensione del trattamento con SSRI, e le affermazioni fatte dagli stessi pazienti in terapia, non lasciano adito a dubbi: l’aumento di suicidi-omicidi e l’aumento di uso di antidepressivi sono correlati.
Da allora molti altri studi hanno confermato quanto sopra e pericoli simili sono stati identificati anche a seguito dell’assunzione di altri psicofarmaci, come dimostra il crescente numero di allerta pubblicati annualmente dalle agenzie del farmaco di vari Paesi, senza che le Istituzioni o la Giustizia si siano mai preoccupate di indagare le vere cause. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani da tre decenni denuncia gli abusi che avvengono nel campo della salute mentale e continuerà a farlo finché i veri responsabili di queste stragi non verranno chiamati a risponderne.
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