Teniamo lontano gli anziani dagli psicofarmaci
A conclusione del XVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurogeriatria, tenutosi a Milano in questi giorni, gli esperti hanno affermato essere "oltre 3 milioni" le "persone anziane imprigionate nel male oscuro della depressione".
Una stima per difetto, che trova forse spiegazione nel concetto di vecchiaia adottato da diverse correnti psichiatriche, un "disturbo mentale" per il quale non esiste alcuna cura, se non la prescrizione di psicofarmaci o il ricorso ad altri trattamenti invasivi.
Se un anziano non riesce a ricordare dove ha messo le scarpe o non ricorda se ha pagato o meno la bolletta della luce, questi sintomi vengono frequentemente correlati a mallatie psichiatriche la cui soluzione trova sbocco nell'internamento in una casa di cura o in un ospedale psichiatrico.
Ma quale logica porta a prescrivere ad un anziano un tranquillante che risulta essere più letale dell'eroina, capace di aumentare del 45% il rischio d'incidenti automobilistici dopo sette giorni dall'assunzione? Perché dare un antidepressivo che potrebbe aumentare dell'80% il rischio di cadere o che potrebbe rendere maggiormente agitati, aggressivi e persino scatenare istinti suicidi?
Secondo il dott. Roberto Cestari, presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus:
"La risposta della psichiatria ai problemi fondamentali dell'invecchiamento è quella di etichettare tutto come 'depressione', perdita di facoltà mentali, o a volte psicosi; quando la persona si lamenta di questa diagnosi o la contesta, la protesta viene a sua volta etichettata come malattia mentale, spesso come 'demenza'."
Il buon senso e la decenza suggeriscono che ciò di cui ha bisogno un anziano fragile e vulnerabile non è certo lo stress mentale e fisico associato all'uso di psicofarmaci.
"Credo sia un loro sacrosanto diritto godersi la terza età, lontani dal rischio di essere portati via dalle proprie case, magari confinati in strutture fatiscenti. Non crediamo sia una soluzione ridurli all'apatia, condannarli ad uno stato d'assenza mentale"
ha detto Patrizia Viglianco, coordinatrice meneghina del Comitato dei Cittadini per i Dirtti Umani, che invita chiunque ritenga di aver subito dei danni causati da trattamenti psichiatrici a mettersi in contatto con il Comitato.