Sbufalata la teoria dello squilibrio chimico del cervello
La rivista Molecular Psychiatry, appartenente all’universo delle riviste Nature, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti, ha recentemente pubblicato una nuova importante revisione invalidando la teoria dello squilibrio chimico.
In "The Serotonin Theory of Depression: A Systematic Umbrella Review of the Evidence", la professoressa di psichiatria dell'University College London Joanna Moncrieff e un team di altri cinque importanti ricercatori europei hanno scoperto che "non ci sono prove di una connessione tra la riduzione livelli ridotti di serotonina o la sua attività e la depressione.”
Lo studio, cosiddetto ‘a ombrello’, consiste in un’analisi comparata di diversi studi precedenti da cui, grazie all’alto numero di casi che si raggruppano, è possibile estrapolare conclusioni di alto valore scientifico, è stato sottoposto a revisione paritaria (cioè effettuata da parte di specialisti aventi competenze analoghe a quelle dell’autore dello studio). Si tratta di una delle più alte forme di evidenza nella ricerca scientifica.
La dott.ssa Moncrieff e coautori hanno osservato che sebbene l'ipotesi della depressione sulla serotonina trovi ancora parecchi seguaci, la ricerca indica che non vi è alcun supporto per l'ipotesi che la depressione sia causata da una ridotta attività o concentrazione di serotonina.
Tra gli altri risultati chiave:
- "La ricerca sui recettori e i trasportatori della serotonina, la proteina presa di mira dalla maggior parte degli antidepressivi, ha trovato prove deboli e inconcludenti che suggeriscono livelli più elevati di attività della serotonina nelle persone con depressione". L'uso diffuso di antidepressivi è considerato la causa probabile.
- I ricercatori hanno anche esaminato studi in cui i livelli di serotonina erano stati "abbassati artificialmente in centinaia di persone" (privando la loro dieta dell'aminoacido necessario che produce la serotonina) scoprendo che "abbassare la serotonina in questo modo non produceva depressione in centinaia di volontari sani."
- Numerose altre revisioni, in sede di riesame sono risultate fornire prove deboli, incoerenti o inesistenti di una connessione tra serotonina e depressione.
- I ricercatori hanno anche investigato studi su decine di migliaia di pazienti incentrati sulla variazione genica, compreso il gene per il trasportatore della serotonina senza che si evidenziasse "alcuna differenza nei geni tra le persone con depressione e individui sani". Pertanto tali "studi genetici di alta qualità escludono con certezza un'associazione tra genotipi (complesso dei caratteri genetici che un individuo può trasmettere ai discendenti) correlati al sistema serotoninergico e depressione, o stress".
- I ricercatori hanno anche esaminato "gli effetti di eventi di vita stressanti e hanno scoperto che questi esercitavano un forte effetto sul rischio delle persone di diventare depresse: più una persona ne aveva sperimentati, più era probabile che fosse depressa".
Effetti ereditati da una teoria screditata
"La popolarità dell'idea di squilibrio chimico della depressione ha coinciso con un enorme aumento nell'uso di antidepressivi", osservano Moncrieff e il coautore Mark A. Horowitz nel comunicato stampa dello studio. "Le prescrizioni di antidepressivi sono salite alle stelle dagli anni '90, passando dall'essere rare a una situazione attuale in cui a un adulto su sei in Inghilterra e al 2% degli adolescenti viene prescritto un antidepressivo in un dato anno".
Come si può vedere dal seguente grafico, in Italia, l’utilizzo deli antidepressivi è aumentato del 124% dal 2002 al 2021.
Le ramificazioni pratiche della revisione generale sono quindi vaste e consequenziali, e coinvolgono milioni di persone in più paesi perché i risultati sono legati a una teoria screditata che sta ancora alimentando la prescrizione di massa su base globale.
La dott.ssa Moncrieff ha spiegato nel comunicato stampa:
“Ai pazienti non dovrebbe essere detto che la depressione è causata da un basso livello di serotonina o da uno squilibrio chimico e non dovrebbero essere indotti a credere che gli antidepressivi agiscano prendendo di mira queste anomalie ipotetiche e non provate.
In particolare, l'idea che gli antidepressivi agiscano allo stesso modo dell'insulina per il diabete è del tutto fuorviante.
Non capiamo esattamente cosa stanno facendo gli antidepressivi al cervello, e fornire alle persone questo tipo di disinformazione impedisce loro di prendere una decisione informata sull'assumere o meno gli antidepressivi.”
Invitato ad estrapolare i risultati della revisione per Psychology Today, la dott.ssa Moncrieff ha aggiunto:
“L'uso di antidepressivi ha raggiunto proporzioni epidemiche in tutto il mondo ed è ancora in aumento, soprattutto tra i giovani.
Molte persone che li assumono soffrono di effetti collaterali e problemi di astinenza che possono essere davvero gravi e debilitanti. Uno dei fattori principali di questa situazione è la falsa convinzione che la depressione sia dovuta a uno squilibrio chimico.
È giunto il momento di informare il pubblico che questa convinzione non è radicata nella scienza.”
Articolo tratto da Psychology Today, dove possono essere trovate informazioni aggiuntive: https://www.psychologytoday.com/us/blog/side-effects/202207/decisive-blow-the-serotonin-hypothesis-depression