Libertà di espatrio e di cura per un bambino di Bolzano
Bolzano. La vicenda di questo bambino, ormai ragazzo, era già salita all'onore delle cronache per l'innovativa sentenza del tribunale di Bolzano che aveva garantito il suo diritto all'apprendimento. Il padre alcuni mesi fa dovette trasferirsi in Austria per motivi di lavoro.
Una volta chiuse le pratiche e ottenuta la residenza in Austria, il padre aveva opportunamente avvisato i servizi sociali e il tribunale del trasferimento comunicando l'accordo della madre al trasferimento all'estero, l'avvio della frequentazione della scuola in Austria e la sostanziale serenità del bambino.
In base ai trattati internazionali, i cittadini europei si possono trasferire liberamente, inoltre, secondo la conferenza dell'Aia, il tribunale competente per un minore è quello di residenza dello stesso, salvo contrasti tra i genitori, contrasti in questo caso inesistenti. Ma il Tribunale rivendicando forse una sorta di "diritto di proprietà" sul minore decide di fissare un'udienza, convocando sia il minore che i genitori, nonostante la manifesta incompetenza dello stesso. Riteniamo che tale eccessiva premura del tribunale e conseguente invasione della sfera privata, siano dovuti principalmente alla "fedina psichiatrica" del minore che in passato era soggetto alla legge 104 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate).
Nonostante il fatto che, a totale dimostrazione sulla infondatezza della diagnosi del reparto di neuropsichiatria infantile, il ragazzo e i genitori avessero seguito il percorso raccomandato dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri di Roma, che nella relazione dei servizi sociali del 28 maggio 2015 si affermasse che il ragazzo si era integrato bene a scuola, che il suo rendimento scolastico era migliorato e che non solo non ci fosse più necessità di ricevere un programma differente per nessuna materia dato il suo rendimento scolastico superiore alla media, il nostro zelante tribunale aveva ritenuto necessario sottoporre la famiglia ad ulteriori indagini e controlli.
Sia il padre che il minore si sono rifiutati di presenziare l'udienza, e il padre ha mandato una lettera al tribunale rivendicando la sua libertà di trasferimento e la necessità di tutelare il figlio da inutili accertamenti invasivi.
Fortunatamente il tribunale ha compreso ed ha chiuso la pratica senza trasferirla ai servizi sociali austriaci data l'evidente mancanza di pregiudizi per il minore e la sua incompetenza stante la residenza all'estero del minore.
Come comitato siamo soddisfatti dell'esito della vicenda e della decisione positiva del tribunale, ma vorremmo segnalare quanto sia difficile per un cittadino liberarsi della propria "fedina psichiatrica" che spesso consente e giustifica un controllo eccessivo sulla vita dei cittadini in virtù di un questionabile senso di tutela della salute.
Il padre, invece, sebbene felice di essersi liberato da questo inutile e invadente controllo dei servizi sociali e del tribunale, ha manifestato l'intenzione di agire legalmente sia contro il direttore della scuola elementare frequentata in passato dal figlio sia contro il reparto di neuropsichiatria infantile che aveva assegnato una diagnosi erronea al figlio. Il padre ha dichiarato altresì che tale azione risarcitoria è dettata, oltre che dalla volontà di ripulire completamente la "fedina psichiatrica" del figlio, anche dall'intenzione di impedire che altri bambini e famiglie debbano subire le inutili sofferenze causate da valutazioni e diagnosi psichiatriche errate.