Mio figlio piange senza più lacrime: petizione al Sindaco
CCDU: ignorano il suo pianto perché applicano certe teorie psichiatriche organiciste
Pordenone. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus ha lanciato oggi una petizione al Sindaco di Pordenone e sindaci del Noncello, per un bambino di soli tre anni allontanato dalla mamma, che ogni volta piange disperato perché non vuole staccarsi da lei.
Anche le relazioni dei Servizi Sociali confermano il grave disagio del bambino che “piangeva, dapprima senza lacrime, poi con lacrime, poi con disperazione”. Ma i servizi non ascoltano questo grido di dolore e, pur avendone la possibilità, non stanno aumentando le visite, anzi, in base ad alcune teorie psichiatriche in voga nell’ambito della tutela minorile, potrebbero addirittura ridurre o sospendere gli incontri.
Secondo Fabiola Pasin referente pordenonese del CCDU Onlus:
“In alcuni casi i bambini allontanati dalle famiglie manifestano, anche platealmente, il loro disagio per il distacco dai loro cari. In questi casi il buon senso ci direbbe che si dovrebbero incrementare immediatamente le visite e comprendere che il provvedimento di allontanamento era sbagliato.
Ma in alcuni servizi dove predomina una certa cultura psichiatrica di matrice eugenetica o organicista la “soluzione” è di sospendere le visite, facendo sprofondare i bambini nella più totale apatia, a volte sedandoli con potenti psicofarmaci.
Per questo tipo di psichiatria un bambino sano è un bambino calmo, non un bambino felice. Riteniamo che il caso di questo bambino rientri in quest’ambito.
Pertanto, abbiamo deciso di lanciare questa campagna di sensibilizzazione e di raccogliere firme per cercare di sanare questa ingiustizia e migliorare il sistema minorile.”
La decisione di intervenire è scattata dopo che la mamma ci ha scritto questa lettera:
«Sono una mamma di Pordenone che sta disperatamente cercando di far uscire i propri figli dalla casa famiglia.
Nel 2015 sono scappata di casa dopo le continue violenze familiari subite anche davanti ai miei figli e subite fisicamente e psicologicamente anche da mia figlia più grande.Ho trovato il coraggio e la forza di denunciare il mio ex marito il quale è anche stato condannato, in primo grado, a 6 mesi di carcere, per lesioni gravi nei miei confronti, cosa inutile perché non ha un scontato nemmeno un giorno. […]
Proprio la giustizia a cui mi ero rivolta per chiedere aiuto per salvare me ed i mei figli da un uomo violento anziché mettere in prigione lui, mi ha portato via anche i bambini e li ha messi in casa famiglia, giustificando il tutto dietro ad un’alta conflittualità tra i coniugi che si separano, senza prendere in considerazione le motivazioni per cui c’è questa separazione, cioè la violenza familiare da cui io ho cercato, scappando, di salvare i miei bambini.
[…] Ora non pensiate che io sia una donna che beve, si droga, non riesce a mantenere i figli. Non ho nessuno di questi problemi, sono laureata e lavoro come impiegata, una donna come può essere ognuna di voi che sta leggendo la mia richiesta di aiuto, questo che sta succedendo a me vi posso assicurare può accadere a chiunque di voi.
La mia preoccupazione maggiore ora sono i miei bambini che vivono una situazione di disagio, sono quasi 6 mesi che li vedo ad ore come i carcerati in prigione, […] Il mio bambino più piccolo che ad ottobre, quando me l’hanno portato via aveva due anni, e la mia figlia più grande di 11, mi ha riferito che le notti successive alla loro entrata in casa famiglia, ha pianto tanto dicendo sempre: “Voglio la mamma, voglio andare dalla mia mamma”, addirittura nella relazione dei assistenti sociali c’è, scritto: “Il bambino piange ma non escono le lacrime…”, pensate lo shock che ha subito e alla sua sofferenza.
Questa sofferenza è riscontrabile anche nella mia bambina più grande, che oltre a trovarsi in una casa che non era la sua e lontana dai suoi affetti, ha dovuto farsi forte per sostenere il fratellino più piccolo consolandolo.
Fino a dicembre non mi era permesso neanche poterli portare fuori dalla casa famiglia, allora il più piccolo pur di avere un po’ della quotidianità di casa a 15 minuti dalla fine della mia visita, presso la casa famiglia, si metteva in un angolo e faceva la cacca, poi veniva verso di me e mi diceva: “Mamma ho fatto la cacca mi cambi tu?”, sono quelle coccole di cui i bambini di quell’età hanno bisogno soprattutto nel momento del cambio del pannolino facevo con lui un gioco in cui si divertiva e rideva tanto.
Lo stesso disagio lo subisce anche la bambina più grande ma lo dimostra di meno perché deve essere forte per sostenere il fratello più piccolo, ma lei stessa mi dice che, di notte, si ritrova a piangere senza che nessuno la senta, perché l’unica consolazione che le viene data da chi lavora presso quella casa famiglia è dire: “Piangi che ti fa bene”, l’ho sentito anch’io con le mie orecchie.
Mia figlia oltre alla scuola non ha altro svago. Prima di entrare in casa famiglia faceva [sport] ed era entusiasta. Quando l’hanno inserita in casa famiglia il presidente della polisportiva che frequentava si era reso disponibile, chiedendo all’assistente sociale, di andare prendere e portare mia figlia agli allenamenti, ma l’assistente ha detto che non si poteva. Mia figlia ha perso anche la possibilità quindi di fare uno sport di squadra che insegna a condividere con gli altri ed essere parte di un gruppo, ha perso anche la squadra a cui lei era affezionatissima.
Io come mamma mi chiedo quali saranno le conseguenze di tutto ciò sui miei figli a causa di questa pratica, di togliere i figli dalle famiglie?
Una mamma.»
Abbiamo già denunciato la storia di questi bambini alcuni settimane fa quando il Giudice, su richiesta dell’avvocato Francesco Miraglia del Foro di Roma, era stato ricusato ed estromesso dal caso. Come descritto nell’esposto della madre al Consiglio Superiore della Magistratura, avrebbe emesso un’ordinanza molto grave come l’allontanamento dei bambini rinunciando a un’istruttoria approfondita. Ma i tempi della giustizia sono lunghi e ora i bambini stanno soffrendo.
Nell'ultimo incontro il piccolino non voleva proprio staccarsi dalla mamma. Ci appelliamo a tutta la cittadinanza affinché chieda al proprio Sindaco di attivarsi sia per tutelare questi bambini sia per riformare la tutela minorile del Noncello, non vogliamo più che storie come questa accadano nella civile e ordinata Pordenone. Potrete sottoscrivere le petizioni presso i tavolini informativi che stiamo organizzando nei comuni di Pordenone e del Noncello.
Il primo stand informativo si terrà a Pordenone il giorno 28 aprile dalle ore 15 alle ore 19 in piazzetta Cavour.