Brescia: da Elettroshock a Terapia Elettroconvulsivante: cambia il nome ma non l’inganno
Questo il tema del convegno che ieri si è tenuto presso la sede della mostra itinerante “Il volto sconosciuto della psichiatria”, in corso Matteotti 44 a Brescia. Organizzato dal CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani), l’evento ha visto l’interessata partecipazione di un folto pubblico. I relatori sono entrati nel vivo, trattando l'argomento nei suoi lati più oscuri ed inquietanti, purtroppo ancora nascosti alla maggior parte della popolazione.
Il vice-presidente del Comitato, Silvio De Fanti, ha esordito dipingendo l’allarmante quadro di una certa parte della psichiatria: l’elettroshock è stato copiato da una pratica che in origine serviva per tramortire i maiali prima che venissero uccisi e macellati. Questa pratica barbara viene somministrata sugli esseri umani in assenza di qualsiasi esame clinico o evidenza medica che ne provi la scientificità. L’aspetto più disumano è che la forte scarica elettrica, passando per le tempie, causa un “buco” nella memoria spesso irreversibile: colui che ne è vittima resta nell’angosciante situazione di aver perduto una parte di sé. La verità è che questo “trattamento” non ha nulla di diverso rispetto alle origini, ad eccezione che oggi viene praticato in anestesia totale con miorilassanti, per evitare che il “paziente” si fratturi le ossa a causa delle terribili convulsioni: una semplice operazione di maquillage, dunque.
Il dott. Andrea Michelazzi, medico di famiglia specialista in psichiatria, ha espresso il suo punto di vista su quanto una certa parte della psichiatria sia ambigua e collegata a problematiche di abuso. L’elettroshock è uno strumento molto pericoloso e, come la chirurgia al cervello, è molto inquietante. Gli psichiatri con l'ultimo DSM possono arrivare a diagnosticare quasi ogni tipo di comportamento come “disturbo” e quasi chiunque può essere passibile a diagnosi. Siamo arrivati al punto che il dissenso politico è diventato un “disturbo” trattabile con “cure” psichiatriche. Il TSO (trattamento Sanitario Obbligatorio) non ha alcuna garanzia sanitaria: la garanzia del Sindaco (che lo firma) è solo politica. Ciò che veramente accade in una struttura psichiatrica non è dato a sapersi, ed non è sotto il controllo della legge.
La dott.ssa Emilia Kwasnicka, psicologa, ha portato la sua esperienza su quanto importante sia la prevenzione nel campo della salute mentale: molto spesso un conflitto familiare o di lavoro può essere risolto con una sola frase volta alla comprensione, evitando che si degeneri in un “disturbo” che diventa così facilmente oggetto di attenzioni psichiatriche.
La storia di Alda Merini (celebre poetessa italiana scomparsa nel 2009) ne è una testimonianza emblematica. Alda, dopo i primi segni di esaurimento si aggravò e, a causa dell’incomprensione con il marito, fu ricoverata con Trattamento Sanitario Obbligatorio in ospedale psichiatrico dove subì ben 46 elettroshock, contro la sua volontà. Non solo dunque violazione del diritto di decidere per la propria salute, ma un vero e proprio affronto alla dignità umana.
Durante la serata è stato ricordato che in Italia esistono 91 strutture in cui si pratica la terapia elettroconvulsivante e il triste primato per somministrazione spetta proprio a Brescia, nell’ospedale di Montichiari. E’ stimato che gli alti costi di questo trattamento, uniti ai costi degli psicofarmaci, fruttino all’industria psichiatrica un fatturato annuo mondiale di 330 miliardi di dollari.
Il pubblico in sala era molto interessato, oltreché competente in materia, e ne è nata una discussione interessante ed equilibrata che ha portato a interessarsi alle alternative esistenti alla psichiatria "istituzionale".
Al termine, i complimenti della platea sono andati ai relatori ma anche al CCDU per aver portato anche a Brescia una mostra informativa che, a detta dei presenti, "è stata motivo di riflessione ma anche di decisioni importanti nel campo dei diritti umani".