Considerati incapaci prima ancora di imparare
I pericoli di una legge per la scuola italiana
La Commissione Istruzione del Senato il 19 c.m. ha dato parere favorevole ad un disegno di legge sulla dislessia che, se dovesse essere approvato anche dal Parlamento, stravolgerebbe le finalità dell’istruzione scolastica nel nostro paese.
Le difficoltà dei nostri alunni nella lettura, nella scrittura o nel fare i calcoli, sono state ridefinite rispettivamente: dislessia, disgrafia e discalculia e sono considerati dalla psichiatria: “Disturbi Specifici dell’Apprendimento” (DSA), e si trovano nel DSM IV (Manuale Diagnostico, testo utilizzato dalla psichiatria per fare le diagnosi psichiatriche) assieme ad altri “disturbi“ di cui, secondo la psichiatria, soffrirebbero i nostri bambini.
Secondo la stessa psichiatria, questi disturbi sono di carattere neurologico. Ci si chiede allora come mai l’individuazione di tali disturbi sia fatta attraverso test sulla scrittura, lettura e calcolo, anziché tramite analisi cliniche di laboratorio, come ci si aspetterebbe data la presunta origine del disturbo, e su alunni normodotati (con un normale quoziente di intelligenza)?
L’evidenza sta dimostrando che abbiamo a che fare solo con opinioni e teorie.
Sull’onda di queste teorie, l’art. 3 della legge recita: “E’ compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli alunni.”
Come mai si cercano questi disturbi in bambini di 3, 4 anni (scuola dell’infanzia) quando ancora non hanno imparato a leggere e scrivere? Come si fa a individuare tali errori in bambini che non hanno neanche i primi rudimenti della scrittura?
Con questa legge si sta dando alla psichiatria il potere di determinare i parametri e i livelli di abilità che devono avere i nostri alunni per intraprendere e proseguire un normale corso di studi. Queste teorie non solo non tengono conto delle innumerevoli variabili che influenzano l’apprendimento di un alunno, ma vanificano completamente tutte le varie metodologie didattiche, teorie pedagogiche e anni di esperienza nella scuola italiana.
Nelle finalità della legge (art. 2) si parla di garantire il diritto all’istruzione, favorire il successo scolastico e prevenire blocchi nell’apprendimento su alunni affetti da DSA. Come si possono raggiungere questi obbiettivi su un alunno che viene etichettato incapace a cui è stato detto che non potrà mai raggiungere le stesse abilità e competenze dei suoi compagni? Come potrà sentirsi meglio e aiutato un bambino che viene incanalato in un percorso didattico diverso dagli altri? Quale sarà il suo successo scolastico quando i rimedi previsti per questi “disturbi” sono: dispensarlo dal leggere se ha difficoltà di lettura, obbligarlo all’uso della calcolatrice se ha difficoltà nel fare i calcoli e obbligarlo all’uso del correttore automatico e del computer se fa errori di grafia e ortografia?
C’è proprio bisogno di una tale legge e diagnosi psichiatrica per aiutare un bambino che ha difficoltà o è più lento nella lettura?
Con questa legge si rischia di aprire le porte a screening ed etichettature psichiatriche di massa e a incanalare migliaia di bambini su percorsi fallimentari.
Il nostro Comitato invita fortemente le Istituzioni, gli insegnanti, educatori e genitori a valutare seriamente i pericoli che tali interventi rappresentano per il futuro della nostra scuola e dei nostri bambini.